Aperto a Roma l'incontro di Sant'Egidio: "Religioni per la pace" su "Il coraggio della
speranza"
"Il coraggio delle speranza": con questo titolo si è aperto ieri a Roma l’incontro
delle Religioni per la pace, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio. Arrivato alla
XXVII edizione, anche quest’anno il meeting presenta tavole rotonde sui più importanti
temi di attualità. Dopo una Messa celebrata ieri mattina dal cardinale vicario di
Roma, Agostino Vallini, ieri pomeriggio l’apertura ufficiale con un’assemblea alla
quale ha preso parte anche il premier italiano Enrico Letta. C'era per noi Francesca
Sabatinelli:
E’ in una Roma
e in un’Italia precipitata da poche ore in una crisi di governo che la Comunità di
Sant’Egidio ha riportato l’annuale dialogo tra le religioni per la pace. Il titolo
“Il coraggio della speranza” era stato pensato guardando al drammatico conflitto in
Siria, e ispirato dagli appelli di Papa Francesco. In questi giorni, dopo quanto accaduto
al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, si guarderà probabilmente più fiduciosi verso
quanto sta accadendo ora nel Paese mediorientale. Proprio a questo ha fatto riferimento
il premier italiano Letta. Applaudito più volte dai presenti, Letta ha dedicato
il suo intervento al successo ottenuto al Palazzo di Vetro, regalando solo la battuta
finale a quanto sta accadendo in Italia.
"Noi ce la metteremo tutta però
fatemi dire che se vi scapperà qualche preghiera per l’Italia in questi giorni sicuramente
sarà utile per tutti noi". (applausi)
Letta ha reso omaggio alle Nazioni
Unite, dalle quali – ha detto – sono arrivati segnali come da tanto tempo non se ne
vedevano, come quelli sulla crisi Siria, a un passo dall’opzione militare, ha fatto
intendere, ed evitata proprio grazie al dialogo. Un altro segno: l’apertura del dialogo
tra Usa-Iran. Sono prove del fatto che “se tutto rimane fermo – ha aggiunto il premier
italiano – la pace e il dialogo non ci saranno mai”. “Tutto questo sarebbe impossibile
– ha proseguito – se non ci fosse la forza della speranza”. Letta ha citato poi il
Papa, e i suoi appelli contro la globalizzazione dell’indifferenza, alla base di ogni
condizione che porta alla guerra. Agli astanti dunque in conclusione ha chiesto di
lanciare da Roma un urlo di pace che rompa “questo laccio di indifferenza”.
"La
nostra è una voglia invece di mettere insieme la normalità e il dramma e di far sì
che il dramma e la normalità insieme riescano a spingere la pace, perché la pace non
è ingenua, è forte. E’ la fuga dalla responsabilità che è cinismo, la pace non è ingenua,
la pace è forte e assunzione di responsabilità, la pace è il non lasciarsi andare
alla rassegnazione, la pace è il sapere che quando tutto sembra finito è proprio allora
che si aprono le grandi prospettive".
Lo spirito di Assisi plana su acque
agitate e oggi aleggia, ha concluso Letta, ringraziando per la scelta di Roma il fondatore
di Sant’Egidio, Andrea Riccardi che nel suo intervento già aveva lodato il
premier per aver dimostrato in pochi mesi di governo un senso concreto della politica
come responsabilità. Anche Riccardi ha poi dedicato parole a ciò che sta avvenendo
in Italia oggi.
"Drammatizzare è tanto pericoloso per i nostri Paesi, anche
se elettoralmente sembra redditizio. In alcuni nostri Paesi (talvolta purtroppo anche
il mio), quel che è davvero drammatico è non prendere sul serio il vero dramma della
vita e del grande mondo. Il nostro dramma diventa il teatro effimero della drammatizzazione
e delle inutili contrapposizioni. Questo dramma fa di taluni paesi trottole che girano
su se stessi e vanno indietro".
Riccardi ha citato ciò che è accaduto pochi
giorni fa a Nairobi, e poi in Pakistan, e ovviamente in Siria, ricordando chi ancora
è nelle mani dei rapitori come padre Dall’Oglio o i due vescovi siriani di Aleppo,
Paul Yazigi e Mar Gregorio Ibrahim, per ribadire che il terrorismo globale è cieco,
e va affrontato senza paura.
“Il terrorismo va delegittimato delle sue
radici religiose. Gli va tolto il nome santo di Dio dalla bocca. Gli vanno sottratti
adepti, educando alla pace, secondo l’insegnamento dei Maestri e Profeti delle religioni.
Il terrorismo si affronta anche con questa unità dei leader religiosi insieme in pace,
come vediamo ora”. La pace ha dunque bisogno del fondamento delle religioni
ha concluso Riccardi, così come la sognò Giovanni Paolo II ad Assisi. E il cammino
prosegue, qui, in questi giorni a Roma.