2013-09-29 19:48:09

Aperto a Roma l'incontro di Sant'Egidio: "Religioni per la pace" su "Il coraggio della speranza"


"Il coraggio delle speranza": con questo titolo si è aperto ieri a Roma l’incontro delle Religioni per la pace, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio. Arrivato alla XXVII edizione, anche quest’anno il meeting presenta tavole rotonde sui più importanti temi di attualità. Dopo una Messa celebrata ieri mattina dal cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini, ieri pomeriggio l’apertura ufficiale con un’assemblea alla quale ha preso parte anche il premier italiano Enrico Letta. C'era per noi Francesca Sabatinelli:RealAudioMP3

E’ in una Roma e in un’Italia precipitata da poche ore in una crisi di governo che la Comunità di Sant’Egidio ha riportato l’annuale dialogo tra le religioni per la pace. Il titolo “Il coraggio della speranza” era stato pensato guardando al drammatico conflitto in Siria, e ispirato dagli appelli di Papa Francesco. In questi giorni, dopo quanto accaduto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, si guarderà probabilmente più fiduciosi verso quanto sta accadendo ora nel Paese mediorientale. Proprio a questo ha fatto riferimento il premier italiano Letta. Applaudito più volte dai presenti, Letta ha dedicato il suo intervento al successo ottenuto al Palazzo di Vetro, regalando solo la battuta finale a quanto sta accadendo in Italia.

"Noi ce la metteremo tutta però fatemi dire che se vi scapperà qualche preghiera per l’Italia in questi giorni sicuramente sarà utile per tutti noi".
(applausi)

Letta ha reso omaggio alle Nazioni Unite, dalle quali – ha detto – sono arrivati segnali come da tanto tempo non se ne vedevano, come quelli sulla crisi Siria, a un passo dall’opzione militare, ha fatto intendere, ed evitata proprio grazie al dialogo. Un altro segno: l’apertura del dialogo tra Usa-Iran. Sono prove del fatto che “se tutto rimane fermo – ha aggiunto il premier italiano – la pace e il dialogo non ci saranno mai”. “Tutto questo sarebbe impossibile – ha proseguito – se non ci fosse la forza della speranza”. Letta ha citato poi il Papa, e i suoi appelli contro la globalizzazione dell’indifferenza, alla base di ogni condizione che porta alla guerra. Agli astanti dunque in conclusione ha chiesto di lanciare da Roma un urlo di pace che rompa “questo laccio di indifferenza”.

"La nostra è una voglia invece di mettere insieme la normalità e il dramma e di far sì che il dramma e la normalità insieme riescano a spingere la pace, perché la pace non è ingenua, è forte. E’ la fuga dalla responsabilità che è cinismo, la pace non è ingenua, la pace è forte e assunzione di responsabilità, la pace è il non lasciarsi andare alla rassegnazione, la pace è il sapere che quando tutto sembra finito è proprio allora che si aprono le grandi prospettive".

Lo spirito di Assisi plana su acque agitate e oggi aleggia, ha concluso Letta, ringraziando per la scelta di Roma il fondatore di Sant’Egidio, Andrea Riccardi che nel suo intervento già aveva lodato il premier per aver dimostrato in pochi mesi di governo un senso concreto della politica come responsabilità. Anche Riccardi ha poi dedicato parole a ciò che sta avvenendo in Italia oggi.

"Drammatizzare è tanto pericoloso per i nostri Paesi, anche se elettoralmente sembra redditizio. In alcuni nostri Paesi (talvolta purtroppo anche il mio), quel che è davvero drammatico è non prendere sul serio il vero dramma della vita e del grande mondo. Il nostro dramma diventa il teatro effimero della drammatizzazione e delle inutili contrapposizioni. Questo dramma fa di taluni paesi trottole che girano su se stessi e vanno indietro".

Riccardi ha citato ciò che è accaduto pochi giorni fa a Nairobi, e poi in Pakistan, e ovviamente in Siria, ricordando chi ancora è nelle mani dei rapitori come padre Dall’Oglio o i due vescovi siriani di Aleppo, Paul Yazigi e Mar Gregorio Ibrahim, per ribadire che il terrorismo globale è cieco, e va affrontato senza paura.

“Il terrorismo va delegittimato delle sue radici religiose. Gli va tolto il nome santo di Dio dalla bocca. Gli vanno sottratti adepti, educando alla pace, secondo l’insegnamento dei Maestri e Profeti delle religioni. Il terrorismo si affronta anche con questa unità dei leader religiosi insieme in pace, come vediamo ora”.
La pace ha dunque bisogno del fondamento delle religioni ha concluso Riccardi, così come la sognò Giovanni Paolo II ad Assisi. E il cammino prosegue, qui, in questi giorni a Roma.

Ultimo aggiornamento: 30 settembre








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