Voto decisivo all'Onu: Ban Ki-moon elogia l'accordo sulle armi chimiche in Siria,
ma chiede Conferenza di pace
“Un voto storico”: così il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, definisce
l’approvazione, nella notte, della risoluzione per lo smantellamento dell'arsenale
chimico del regime di Damasco, data all’unanimità dal Consiglio di sicurezza dell'Onu.
Ban Ki-moon annuncia comunque l'intenzione di organizzare una conferenza di pace per
la Siria entro metà novembre, la cosiddetta Ginevra 2. La risoluzione approvata è
“vincolante” ma in caso di inadempienza per imporre misure di forza si dovrà votare
un’altra risoluzione. Il servizio di Marina Calculli:
La Siria,
dunque, osservato speciale in particolare per l’uso delle armi chimiche ma l’uso della
forza è rimandato: questo il nodo dell’accordo raggiunto tra Usa e Russia, che Fausta
Speranza ha chiesto di commentare a Daniele De Luca, docente di storia
delle relazioni internazionali all’Università del Salento:
R. - Mi
sembra, intanto, un ottimo accordo e – bisogna sottolinearlo – dovuto ad un profondo
“lavorio” diplomatico da parte della Russia. La vittoria della Russia la vedo soprattutto
nel fatto che l’uso della forza non è automatico: la possibilità di usare la forza
in caso di non rispetto delle regole viene citata sicuramente nel paragrafo 21 ma
viene data non in automatico: bisogna ripassare attraverso il Consiglio di sicurezza.
D.
– E’ uno stop significativo alle armi chimiche, ma non può significare via libera
alle armi convenzionali: diventerebbe una sconfitta e non una vittoria della Comunità
internazionale. Non dimentichiamo che solo ieri, nella regione di Damasco, sono morte
30 persone…
R. – La Comunità internazionale dovrà vigilare necessariamente
in maniera decisa sul rispetto di questo accordo ma forse il primo passo da fare immediatamente
è un chiaro cessate il fuoco tra le parti in conflitto.
D. – Questo non l’ha
nominato nessuno al momento…
R. – Non l’ha nominato nessuno ma sembra che anche
l’organizzazione più importante tra i ribelli abbia accennato alla possibilità di
un cessate il fuoco anche per trovare un possibile accordo sulle armi chimiche. Inoltre,
credo che un cessate il fuoco in questo momento farebbe comodo anche al presidente
Assad.
D. – A questo punto il regime di Damasco ha piena responsabilità del
rispetto o meno della risoluzione; anche l’opposizione deve sentirsi investita di
responsabilità in questa fase, per esempio per la concreta possibilità di una conferenza
di pace…
R. – Sì. Credo che il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov,
sia stato abbastanza chiaro su questa cosa: è vero che c’è un governo che firma un
accordo - sulle armi chimiche intendo – ma attenzione perché quelle armi chimiche
non devono essere adoperate naturalmente neanche dai ribelli. Ora, il passo successivo,
così come sottolineato dal segretario generale, dovrebbe essere Ginevra 2 e, quindi,
andare verso la metà di novembre ad una conferenza sulla Siria. La responsabilità
non sarà soltanto del regime di Assad, ma a questo punto bisognerà individuare i partecipanti
tra i ribelli perché questo è uno dei problemi seri, ovvero la frammentazione all’interno
dell’opposizione ad Assad: non c’è soltanto un gruppo ma ce ne sono vari e questo
potrebbe rendere un po’ complicata l’organizzazione di Ginevra 2.
D. – Vogliamo
commentare anche la coincidenza con la telefonata tra Obama e Rouhani? Mentre si raggiungeva
l’accordo per questa risoluzione all’Onu, c’è stato questo passo estremamente significativo
per un nuovo corso nei rapporti tra Iran e Stati Uniti. Le due cose non sono scisse…
R.
– No, assolutamente, anzi io le vedo abbastanza legate. La presenza ed il forte attivismo
del nuovo presidente iraniano a New York sono state secondo me significative e determinanti.
Non dimentichiamo che, per esempio nel caso della Siria, non c’è soltanto un protettore
del regime di Assad, la Russia, ma ce n’è uno forse per alcuni aspetti ancora più
importante che è quello iraniano. Guarda caso, io ritengo che, dietro le quinte, la
diplomazia iraniana – su spinta del nuovo presidente – abbia lavorato perché si raggiungesse
un chiaro accordo unanime sulla limitazione e distruzione delle armi chimiche. Ci
sono tanti segnali che vengono ultimamente da Teheran che lasciano ben sperare. Io
fondamentalmente nella politica internazionale non è che sia sempre così ottimista,
però Rohani che parla finalmente della Shoa; che riconosce la Shoa come il grande
crimine contro gli ebrei; che manda gli auguri per il Rosh haShana, ovvero il capodanno
degli ebrei, ed in più la sua presenza fortemente mediatica a New York… tutto questo
mi lascia qualche speranza.