Vietnam: a Saigon in migliaia rendono omaggio alla memoria del card. Van Thuan
In attesa che il cammino di beatificazione giunga a conclusione, i cattolici vietnamiti
continuano a rendere omaggio alla memoria del card. Francis Xavier Nguyễn Văn Thuận.
Il 16 settembre scorso - riferisce l'agenzia AsiaNews - nella cattedrale di Saigon
almeno 3mila fedeli hanno partecipato alla messa di suffragio per gli 11 anni dalla
morte della figura più carismatica nella storia recente della Chiesa vietnamita. Prima
della Messa, i partecipanti hanno potuto osservare una serie di immagini della vita
del porporato - morto a Roma, dopo lunga malattia, il 16 settembre 2002 - proiettate
sui muri della chiesa. Anche il card. Agostino Vallini, vicario generale della diocesi
di Roma, ha reso omaggio "al card Văn Thuận, che ha praticato le virtù cattoliche
in modo eroico". Durante la funzione commemorativa, padre Agostino Nguyễn Văn Dụ ha
raccontato alcuni aneddoti inerenti la vita del cardinale, in particolare durante
gli anni trascorsi a Roma e caratterizzati dal progredire della malattia. Il sacerdote
ha inoltre ricordato la definizione data da Benedetto XVI del porporato vietnamita,
definito "una persona foriera di speranza. Da vivo ha saputo infondere fiducia a tutti
e proprio grazie a questa innata speranza, ha saputo superare le difficoltà... in
particolare durante gli anni di isolamento" nelle carceri comuniste del Paese. Il
card. François-Xavier Nguyen Van Thuân è nato il 17 aprile 1928, nella parte centrale
del Vietnam, in una famiglia che aveva tra i suoi antenati i primi martiri vietnamiti
del 1698. L'11 giugno 1953 venne ordinato sacerdote e a Roma si è laureato in Diritto
canonico alla Pontificia università urbaniana. Ritornato in Vietnam fu professore
e poi rettore del seminario di Huê. Il 24 aprile 1975, Paolo VI lo nominò coadiutore
della arcidiocesi di Saigon. Pochi mesi dopo, il 15 agosto 1975, venne arrestato e
imprigionato. Fu rilasciato il 21 novembre 1988 dopo aver trascorso oltre 13 anni
in carcere. E il suo essere "fonte di speranza" emerge sin dal motto episcopale scelto
- "Gaudium et Spes" - a conferma che il tempo trascorso nelle prigioni del regime
non lo ha privato della gioia della fede e della speranza in Cristo. Un esempio valido
ancora oggi, per tutti i cattolici vietnamiti che vivono in condizioni di difficoltà
e persecuzioni da parte delle autorità. Quanti gli sono stati vicino testimoniano
il suo profondo "ottimismo" che derivava dalla fiducia nella Provvidenza di Dio, che
non lo ha mai abbandonato nemmeno nei Centri detentivi comunisti di Vinh Quang e Vinh
Phu. I cattolici vietnamiti hanno colto appieno la lezione del porporato, che parla
di "speranza" quale risultato di "fede e carità" in previsione della "vita eterna".
Anche Giovanni Paolo II ha reso omaggio alla figura del cardinale vietnamita, che
"negli abissi delle sofferenze", non ha mai smesso di "amare gli altri". E che ha
saputo morire in pace, senza provare "risentimento" per alcuno a testimonianza che
egli gode "della vita eterna, dove il sole non tramonta mai". Un esempio fra i tanti
che rendono onore alla grandezza dell'uomo, prima ancora del sacerdote, è contenuto
in questo aneddoto che risale ai tempi della prigionia. Dopo sei anni di isolamento,
il card Van Thuân riceve una lettera da una delle guardie della prigione; il soldato
gli confessa di aver mantenuto la "promessa" di recarsi "ogni mattina" presso l'altare
della Madonna di La Vang - sede di un famoso santuario mariano - e recitare "una preghiera
per il mio caro fratello Thuân". (R.P.)