'Terra dei fuochi', la società civile ha aperto gli occhi
"Ho detto a Napolitano
che sono parroco della 'Terra dei fuochi', e lui mi ha risposto che il termine non
gli piace, che vorrebbe tornare a poterla chiamare 'Campania felix', una terra che
dà vita e lavoro". Così, don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano
(Napoli), in prima linea nella lotta contro gli sversamenti illegali di rifiuti e
i roghi tossici, si è rivolto al presidente della repubblica Napolitano, che ha incontrato
a Napoli, nel 70° delle Quattro Giornate, per consegnargli le cartoline autografe
delle mamme dei bimbi morti di tumore e leucemia nella zona inquinata. "Ho risposto
al presidente che, purtroppo, dobbiamo continuare a chiamarla così, perché ogni giorno,
nella nostra zona, continunano ad alzarsi fumi neri dai roghi tossici che stanno avvelenando
un popolo intero, mentre, proprio l'altro giorno, la polizia forestale ha ritrovato
60 fusti di solventi chimici, interrati in un area agricola vicino a Caivano".
"Sino a che non arriveranno nuovi fondi e ci sarà più interesse da parte delle istituzioni
- prosegue con passione don Maurizio - queste terre resteranno abbandonate. Ci siamo
solo noi volontari a presidiarle". "Gli amministratori parlano di bonifiche, e chi
è che non è d'accordo?", aggiunge don Patriciello. "Ma - come ho spiegato al presidente
della regione Campania Caldoro - che senso ha parlare di bonifiche se non si blocca
il traffico, dal Nord al Sud, di questi maledetto rifiuti tossici?". Ma ad un anno
dalla prima presa di coscienza della gravità del fenomeno dei roghi tossici, e alla
vigilia della 'Marcia per la vita' del 4 ottobre, voluta nella 'Terra dei fuochi'
dal vescovo di Aversa, mons Spinillo, cresce la mobilitazione della società civile
contro un inquinamento ambientale che provoca danni gravissimi alla salute dei cittadini
e alle produzioni agricole della zona. "Ci siamo ritrovati ad aprire gli occhi
in migliaia", racconta Lucio Iavarone, portavoce coordinamento comitati
‘Fuochi’. "Nelle ultime settimane si stanno susseguendo marcie in tutto
il napoletano, l'ultima ieri a Giuliano con quasi settemila persone, oggi a Casal
di Principe, per difendere il nostro territorio. Questo significa essere una cittadinanza
attiva, lo facciamo per il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti". "Siamo
appena agli inizi - aggiunge Iavarone - abbiamo appena scoperchiato un pentolone di
grosse responsabilità che da 30 anni a questa parte coinvolge la politica corrotta
e l'imprenditoria malsana, che con il braccio della criminalità organizzata hanno
creato un disastro ambientale di proporzioni ancora non stimabili. Le istituzioni
non hanno capito che chi ci ha avvelenato ora si sta candidando per bonificare. Noi
non lo consentiremo". (A cura di Fabio Colagrande)