Siria: aumentano gli attacchi contro i cristiani. Paura a Sednaya
Aumenta di giorno in giorno la preoccupazione dei cristiani siriani: dopo Maalula,
villaggio a nord di Damasco invaso da gruppi jihadisti, è a rischio Sednaya, altro
villaggio cristiano a Nord di Damasco, “cuore pulsante del cristianesimo siriano”,
sede di numerosi monasteri e chiese di diverse confessioni e storico luogo di pellegrinaggi.
Proseguono, inoltre, attacchi mirati contro le chiese: ieri ne sono state colpite
due, a Yabroud e Hassakè. “Mai nella storia della Siria avevamo registrato tali attacchi
sacrileghi e settari. I siriani non lo farebbero mai, sono attacchi di gruppi stranieri
e questo è un pericolo per noi cristiani. Continuiamo a pregare per la pace, seguendo
la strada tracciata da Papa Francesco”, commenta addolorato all’agenzia Fides il patriarca
greco cattolico Gregorio III Laham. Secondo il racconto del patriarca, ieri alle porte
del villaggio di Sednaya vi è stato uno scontro armato fra gruppi armati non identificati,
che tentavano di infiltrarsi in città, e la gente del luogo. Un giovane greco-cattolico
è rimasto ucciso. La popolazione di Sednaya e terrorizzata, ricordando quanto accaduto
a Maalula. Intanto ieri quattro missili hanno colpito la Chiesa cattolica di san Giorgio
a Yabroud, causando gravi danni alla cupola e al centro catechistico-pastorale. L’arcivescovo
melkita Jean-Abdo Arbach, che sovrintende alla chiesa, è andato sul luogo per verificare
i danni e confortare i fedeli impauriti. Nella notte, secondo quanto riferito a Fides
da fonti locali, è stata bruciata una chiesa ortodossa ad Hassake, mentre due giorni
fa gruppi islamisti hanno dissacrato due chiese a Raqqa, rimuovendo croci e immagini
sacre. I cristiani di Raqqa, spiega a Fides il prete siro-ortodosso padre Boulos George,
sono stati costretti a fuggire, soprattutto ad Hassake e Qamishli, e sono vittime
di una “discriminazione religiosa”. Nell’area di Raqqa – dove è stato rapito il gesuita
padre Paolo Dall’Oglio – si registrano feroci scontri fra gruppi islamici che si combattono
fra loro. Lo “Stato islamico di Iraq e Siria” combatte contro “Jubhat al Nosra” e
contro unità dell’Esercito Libero Siriano (Fsa). “E’ un conflitto per potere e denaro”,
nota il sacerdote. Parlando a Fides, un veterano del Fsa nota: “Per noi diventa impossibile
proteggerei i più fragili, come le minoranze religiose. In alcuni luoghi vorremo essere
aiutati anche dall'esercito regolare, perchè abbiamo visto uccisioni barbariche”.
Secondo fonti di Fides, “scopo di tali azioni contro le minoranze è mostrare che per
loro è impossibile vivere qui e frantumare la Siria su base confessionale”. (R.P.)