Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica
Nella 26.ma Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci propone il Vangelo del ricco
epulone che non si accorge che un povero, di nome Lazzaro, sta morendo di fame alla
sua porta. Una volta morti entrambi, Abramo dirà al ricco:
«Nella vita
tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora lui è consolato, tu invece
sei in mezzo ai tormenti».
Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve
riflessione di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano
missionario “Redemptoris Mater” di Roma:
Nel suo viaggio
verso Gerusalemme, per vivere il mistero della sua passione e glorificazione, Gesù
si rivolge alternativamente ai suoi discepoli e alla folla o ai suoi avversari. Nella
parabola sull’uso delle ricchezze, di domenica scorsa, Gesù parlava ai suoi discepoli
e i farisei, “attaccati al denaro, ascoltavano queste cose e si beffavano di lui”
(Lc 16,14). Ora, a questi farisei, che presumono di mettere insieme ricchezza e compimento
della Legge, il Signore racconta una parabola. Un ricco banchetta ogni giorno lautamente
e alla porta giace Lazzaro, coperto di piaghe, a cui solo i cani prestano attenzione.
Poi viene la morte per ambedue e il “capovolgimento divino”: il povero si ritrova
nel “seno di Abramo”, che indica la gioia di cui godono i santi, e il ricco negli
inferi. Ora è questi a chiedere pietà. Il “povero ricco” invoca, insieme a qualche
goccia d’acqua, che venga mandato Lazzaro – è sempre il ricco che pretende di usare
il povero – ai suoi fratelli perché non finiscano anch’essi nello stesso inferno.
La risposta è che la conversione non viene da “miracoli”, ma dall’ascolto – che si
fa obbedienza – alla parola del Signore, alla parola dei profeti. È una parola molto
forte anche per noi: dovremmo avere questa scena davanti ai nostri occhi ogni volta
che i vari Lazzaro di oggi – poveri, emarginati, stranieri… – stendono la loro mano,
la loro ciotola, verso di noi. Per non dire… di quanti cani sono oggi trattati meglio
di tanti poveri. Pensiamo forse che Dio non veda questo? O abbiamo anche noi un “cuore
da fariseo” che si beffa del Signore?