I commenti di Miano, Diotallevi, Altomonte sulle dimissioni dei ministri del Pdl
I ministri del Pdl si sono dimessi. Lo ha annunciato il vicepremier Alfano dopo che
nel pomeriggio di sabato era arrivato un invito in tal senso da Berlusconi. Il Cavaliere
aveva anche ricusato i membri della giunta del Senato e chiesto di sospendere il giudizio
fino a quando non si sarà espressa la Corte europea. Visitando il carcere di Poggioreale,
a Napoli, il presidente Napolitano aveva detto che non c’è bisogno di campagne elettorali
a getto continuo”. Giampiero Guadagni
La
crisi di governo è ormai di fatto aperta. I ministri del Pdl rassegnano le proprie
dimissioni. L’annuncio nel pomeriggio del vicepremier Alfano, dopo l’invito in questo
senso di Berlusconi, che ha dichiarato irricevibile la decisione assunta ieri sera
dal premier Enrico Letta di congelare l’attività di governo e i provvedimenti economici.
Il conseguente immediato aumento dell’Iva, afferma Berlusconi, è una grave violazione
dei patti su cui si fonda questo governo e contraddice il programma presentato alle
Camere dallo stesso premier. Duro il commento del segretario del Pd Epifani, che parla
di irresponsabilità salita a livelli impensabili. Da parte sua Enrico Letta respinge
al mittente le accuse sull’Iva e conferma la necessità espressa ieri sera di un chiarimento
definitivo all’inizio della prossima settimana in sede parlamentare, con voto di fiducia
sul rilancio del programma di governo. Un prendere o lasciare, dopo le dimissioni
in bianco dei parlamentari Pdl, condiviso dal capo dello Stato Napolitano. Che questa
mattina aveva sottolineato: non abbiamo bisogno di campagne elettorali a getto continuo,
ma di un Parlamento che discuta e lavori. Da Napoli, in visita al carcere di Poggioreale,
il capo dello Stato ha annunciato un messaggio alle Camere perché valutino un provvedimento
di indulto o amnistia. Intanto in mattinata Berlusconi ha depositato la sua memoria
difensiva presso la Giunta del Senato, chiedendo la ricusazione di alcuni membri che
il 4 ottobre decideranno sulla sua decadenza da senatore. Per un commento, Alessandro
Guarasci ha sentito Franco Miano, presidente dell’Azione Cattolica, Luca
Diotallevi, vicepresidente delle settimane sociali: D. - Miano, la
crisi ha avuto un’accelerazione. Hanno vinto secondo lei gli interessi particolari?
R. - Si finisce per mettere in secondo piano gli interessi del paese, ed è questa
la cosa più grave. Vincono degli interessi particolari sicuramente. Poi che non sia
la formula migliore quella che mette insieme schieramenti politici diversi opposti,
questo sì, però era per un tempo di necessità. Certamente il paese arretra, perché
con un quadro politico cosi drammaticamente problematico, tutto si deprime.
D.
- Diottallevi, secondo lei in questo momento che cosa è in gioco?
R.- In Italia
la stabilità politica non c’è da tempo, da quando cioè ci si sta accanendo contro
quel percorso verso il bipolarismo, il maggioritario e il presidenzialismo. Questo
genera fibrillazioni e purtroppo in questo momento non c’è un attore politico con
le carte a posto, perché il Pd è nelle condizioni che sappiamo e il Pdl sta dimostrando
di avere a cuore le sorti di una sola persona. In questo momento è davvero difficile,
ma non da pochi minuti, ma da alcuni anni.
Secondo il Fondo monetario internazionale
a rischiare, da un collasso politico in Italia, sarebbero Ue e mondo intero. E’ così
e in che misura? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Carlo Altomonte docente
di Economia Politica all’Università Bocconi di Milano:
R. – Il rischio
non è banale nel senso che, nel momento in cui noi lasciamo il Paese senza governo
- e non avremmo la legge di stabilità approvata – uno, non approfittiamo della poca
crescita che sta arrivando comunque e, due, non penso ci sia nessun modo di tenere
gli stessi conti pubblici sotto controllo, proprio perché non avendo fatto riforme
strutturali, di fatto continuiamo a tenere una specie di tappo su dell’acqua -che
è la spesa pubblica- che preme.
D. – Nel caso in cui ci fosse una crisi di
governo, chiunque verrà dopo si troverà a dover, non solo riprendere il filo del discorso,
ma anche riparare a quanto perso. Questo può pesare pesantemente sugli italiani? Parlo
di stipendi, pensioni...
R. – Sì, ovvio. Siccome adesso abbiamo preso una decisione
strutturale e abbiamo capito che l’euro non salta e che siamo dentro l’euro e così
via, chiunque venga dopo, troverà la sedia occupata dai signori di Bruxelles, che
gli diranno cosa fare. Quindi non solo sono a rischio i conti pubblici ma stiamo anche
buttando a mare la nostra sovranità.
D. – Motivo in più per un rischio d’implosione
proprio dell’area euro dopo la Grecia o no?
R. – Ormai non arriviamo a quello:
ci bloccano molto prima. Quindi tutta questa crisi farà solo del male a noi stessi.
Se noi andiamo avanti su questa strada, fra un mese lo spread sarà talmente alto che
dovremo chiedere l’aiuto della Bce. Chiedendo l’aiuto della Bce ci imporranno delle
condizionalità, come hanno fatto in Grecia e come hanno fatto in Spagna. Ma togliamoci
dalla testa che ci consentano di creare disastrinegli agli altri Paesi dell’area
euro. Non più: ormai la Germania ha deciso che questo matrimonio tiene. Se questo
matrimonio tiene, tiene alle sue condizioni.