Il Papa ai catechisti: "Siate testimoni del Vangelo, creativi, non codardi o statue
da museo"
Ripartire da Cristo, avere familiarità con Lui, imitarlo nell’uscire da sé, non avere
paura di andare con Lui nelle periferie. E’ quanto Papa Francesco raccomanda ai circa
duemila catechisti ricevuti nell'Aula Paolo VI e partecipanti al Congresso Internazionale
sulla Catechesi organizzato in Vaticano. L’evento è promosso dal Pontificio Consiglio
per la Nuova Evangelizzazione in occasione dell’Anno della Fede. Il servizio è di
Paolo Ondarza:
Aiutare i bambini,
i ragazzi, i giovani, gli adulti a conoscere e amare sempre più il Signore – spiega
Papa Francesco, autodefinendosi un “catechista”- è una delle avventure educative più
belle, si costruisce la Chiesa: ma occorre “essere”, non “fare” i catechisti o “lavorare
da catechisti”. Il Santo Padre cita Benedetto XVI: “la Chiesa non cresce per proselitismo,
ciò che attrae è la testimonianza”, quindi ricorda le parole di Francesco d’Assisi:
“predicate il Vangelo e se fosse necessario con le parole, ma prima con la testimonianza”.
“La gente – aggiunge – legge il Vangelo nella vostra vita”. Per ripartire da Cristo
bisogna avere familiarità con Lui, lasciarsi guardare da Lui, un cammino che dura
tutta la vita:
"Ma tu ti lasci guardare dal Signore? Lasciarci guardare
dal Signore! Lui ci guarda e questa è una maniera di pregare. Ti lasci guardare dal
Signore? 'Ma come si fa?'. Guardi il Tabernacolo e lasciati guardare… E’ semplice!
'E’ un po’ noioso, mi addormento…'. Addormentati! Addormentati! Lui ti guarderà lo
stesso. Lui ti guarderà lo stesso. Ma sei sicuro che Lui ti guarda! E questo è molto
più importante che il titolo di catechista: è parte dell’essere catechista".
Il
Papa poi si rivolge a quei catechisti, padri o madri, i cui impegni di famiglia poco
si conciliano con una vita contemplativa:
"Capisco che per voi non è così
semplice: specialmente per chi è sposato e ha figli, è difficile trovare un tempo
lungo di calma. Ma, grazie a Dio, non è necessario fare tutti nello stesso modo; nella
Chiesa c’è varietà di vocazioni e varietà di forme spirituali; l’importante è trovare
il modo adatto per 'stare con il Signore'; e questo si può, è possibile in ogni stato
di vita".
Chi mette Cristo al centro della propria vita – spiega Papa Francesco
– si decentra e si apre agli altri in un dinamismo d’amore, il cui movimento è simile
al battito cardiaco:
"Il cuore del catechista vive sempre questo movimento
di 'sistole-diastole': unione con Gesù - incontro con l’altro. 'Sistole-diastole'.
Se manca uno di questi due movimenti non batte più, non vive".
Il Kerigma,
ovvero l’annuncio della morte e resurrezione di Cristo, è un dono che genera missione,
che spinge oltre se stessi:
"Il catechista è cosciente che ha ricevuto
un dono, il dono della fede e lo dà in dono agli altri. E questo è bello… E non se
ne prende per sé la percentuale, eh? Tutto quello che riceve, lo dà! Questo non è
un affare! Non è un affare! E’ puro dono: dono ricevuto e dono trasmesso".
Il
Papa esorta a non aver paura di andare con Gesù alle periferie: cita l’esempio di
Giona raccontato nell’Antico Testamento, spaventato dall’invito di Dio di andare a
predicare nella città di Ninive, così al di fuori delle sue sicurezze, dei suoi schemi,
alle periferie del suo mondo. Per essere fedeli – esorta il Papa – occorre “saper
cambiare”:
"Se un catechista si lascia prendere dalla paura, è un codardo;
se un catechista se ne sta tranquillo finisce per essere una statua da museo; se un
catechista è rigido diventa incartapecorito e sterile.Vi domando: qualcuno
di voi vuole essere codardo, statua da museo o sterile?"... (risposta dei catechisti:
"No!") Tanta creatività e nessuna paura di uscire fuori dai propri
schemi: questo caratterizza un catechista. Quando restiamo chiusi nei nostri schemi,
nei nostri gruppi, nelle nostre parrocchie, nei nostri movimenti – spiega il Papa
- ci succede quello che accade ad una persona chiusa nella propria stanza, ci ammaliamo:
"Preferisco mille volte un catechista che abbia il coraggio di correre
il rischio di uscire piuttosto che un catechista che studi, sappia tutto, ma sia chiuso
sempre e ammalato. E alle volte è malato nella testa….".
La certezza che
deve accompagnare ogni catechista – aggiunge Papa Francesco – è che Gesù cammina con
noi, ci precede. “Quando pensiamo di andare lontano, in un’estrema periferia, Gesù
è là:
"Ma voi sapete una delle periferie che mi fa male tanto, che sento
dolore? E’ quella dei bambini che non sanno farsi il Segno della Croce. A Buenos Aires
ci sono tanti bambini che non sanno farsi il Segno della Croce. Questa è una periferia,
eh! Bisogna andare là! E Gesù è là, ti aspetta per aiutare quel bambino a farsi il
Segno della Croce".