Siria: il monastero di Santa Tecla a Maaloula una presenza di pace e fraternità
“Siamo pienamente consapevoli del fatto che la presenza del monastero nella regione
costituisce un chiaro invito all’amore, alla pace e alla fraternità tra i figli della
stessa Patria. Noi desideriamo fortemente rimanere lì per testimoniare il nostro amore
per il Paese e per tutti i suoi figli e per manifestare il nostro assoluto rifiuto
della violenza e dei flagelli che travolgono il suolo della nostra patria e i suoi
abitanti”. Con queste parole il Patriarcato greco-ortodosso di Antiochia e di tutto
l’Oriente spiega all'agenzia Sir, la ragione per cui le suore e gli orfani del monastero
di Santa Tecla hanno scelto di rimanere lì, nonostante i continui scontri armati.
Ieri il Patriarcato si era rivolto alla Croce rossa siriana e internazionale perché
invii uno o più convogli speciali di approvvigionamento. “Questo permetterà loro di
rimanere nel monastero e nella città come testimoni della loro appartenenza a questa
terra che amiamo”. E in un tempo di difficili trattative diplomatiche, la richiesta
di aiuto del monastero si trasforma in un appello alle coscienze perché “si fermi
lo spargimento di sangue; si rigetti l’uso della violenza” e si adotti “il dialogo
come unica via per risolvere i conflitti, rispettare l’essere umano, preservare e
proteggere la sua libertà e la sua dignità”. “Possa Dio proteggere Maaloula, la Siria
e il mondo intero, e riversare nel mondo la sua pace”. (R.P.)