Congresso internazionale di archeologia cristiana a Roma: 300 studiosi interpellati
sulla ‘svolta’ di Costantino
Tra i fedeli ieri in Piazza San Pietro ai quali Francesco ha rivolto un saluto particolare
all’udienza generale, i partecipanti al XVI Congresso internazionale su Costantino,
organizzato a Roma dal Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, i cui lavori,
aperti domenica scorsa, proseguiranno fino al 28 settembre presso l’Istituto Patristico
Augustinianum. Il servizio di Roberta Gisotti:
“A 17 secoli
dallo storico atto di Costantino, la Parola di Dio ci ricorda che il Signore della
storia ha un disegno che non muta: formare un popolo che costruisca la civiltà dell’amore,
una famiglia di tutte le nazioni che ha come fine il suo regno, come condizione la
libertà dei suoi figli, come statuto il precetto dell’amore”. Così il cardinale segretario
di Stato Tarcisio Bertone nella Messa celebrata ieri pomeriggio nella Basilica di
San Giovanni in Laterano a Roma, nell’ambito del Congresso che celebra i 1700 anni
dell’Editto di Milano del 313, che garantì la libertà religiosa per i cristiani e
per i fedeli di altre religioni. Più di 300 gli studiosi di oltre 30 Paesi coinvolti
in questo evento inserito nell’Anno della fede e nel cinquantesimo anniversario dell’apertura
del Concilio ecumenico Vaticano II. Un incontro che affronta - sottolinea il Papa
in un messaggio ai congressisti - “una grande tematica di rilevanza storica e culturale
in particolare per il fondamentale valore della libertà religiosa”, qui studiata nei
suoi riflessi archeologici e artistici come spiega il prof. Olof Brandt, segretario
del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, al microfono di Emanuela Campanile:
R.
- In questo congresso studiamo non tanto quello che raccontano i testi e gli antichi
storici, ma quello che raccontano i monumenti, le strutture materiali. È l’epoca in
cui si cominciano a costruire per la prima volta delle vere chiese monumentali, cioè
basiliche - così come le conosciamo oggi - e si sviluppano i cimiteri, l’arte, le
iscrizioni … C’è tutto un riflesso di questa grande svolta, quando il cristianesimo
per la prima volta ha potuto respirare a pieni polmoni e contribuire a creare quella
tradizione di civiltà cristiana, che poi è diventata una delle radici importanti della
civiltà europea e poi universale.
D. - Quindi con Costantino - siamo nel 313
dopo Cristo - possiamo seguire l’evoluzione dell’architettura cristiana, che poi determina
anche la cultura in cui siamo immersi …
R. - In qualche modo sì, perché quando
noi entriamo in una chiesa, magari di recente costruzione, ci chiediamo: sembra una
chiesa o no? Quando si fa un’osservazione di questo genere, molto dipende se assomiglia
a quello che hanno fatto gli architetti imperiali di Costantino nel quarto secolo,
perché lì hanno creato in qualche modo il modello di quello che poi nella tradizione
viene visto come l’edificio di una chiesa. Alla fine questo intervento dell’imperatore
ha veramente contribuito notoriamente non a cambiare la fede, però, in qualche modo,
a determinare molte delle sue espressioni pratiche, culturali e artistiche.
D.
- Che tipo di aspettative attendete da questo incontro?
R. - L’aspettativa
è quella di fare il punto della situazione su una materia che è in continuo sviluppo,
perché con i nuovi metodi e le nuove datazioni la nostra immagine del passato cambia.
Quindi, vedere radunati tutti insieme oltre 300 studiosi da tutto il mondo che cercano
di condividere la stessa visione dell’ultimissima versione della storia che ci presenta
il materiale archeologico, è un’occasione abbastanza unica. Possiamo dire che il passato
diventa sempre più di attualità.