"Caro Francesco, aiutaci a gridare che mafie e Chiesa non vanno d'accordo"
“Malavitosi che sorreggono
statue di santi e madonne nelle processioni, santuari come quello di Polsi, nella
locride, dove si riuniscono i capi delle ‘ndrine per discutere di affiliazioni e
affari, sacramenti concessi a criminali e boss: in Calabria la situazione è allarmante”.
E’ un drammatico passo della lettera inviata a Papa Francesco da Adriana
Musella, vittima di ‘ndrangheta e presidente del Comitato antimafia Riferimenti,
con la quale ha chiesto al Santo Padre di tornare a condannare con forza il fenomeno
mafioso e “ regole precise e ferree per cui la loro fede pagana e criminale non si
mescoli con quella cristiana”. Su questo fronte da segnalare il costante impegno di
mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale, che con un decreto ha vietato le
esequie ecclesiastiche a quanti sono stati condannati per reati di mafia con sentenza
definitiva, se prima della morte non vi sia stato alcun segno di pentimento. Forse
un esempio da esportare(a cura di Federico Piana)