Ravasi: "Da Benedetto XVI una lezione di dialogo nello stile del Cortile"
Nuovo appuntamento
romano per il ‘Cortile dei gentili’, la struttura vaticana dedicata al dialogo con
i non credenti gestita dal Pontificio Consiglio della Cultura. All Tempio di Adriano,
in Piazza di Pietra, va in scena ‘Il Cortile dei giornalisti’ con l’intento di stabilire
una prima riflessione tra operatori dell’informazione credenti e non su varie tematiche.
Protagonisti saranno, questa volta, alcuni dei più importanti direttori della carta
stampata. Ad aprire l’incontro un dialogo tra il fondatore di Repubblica, Eugenio
Scalfari, e il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente
del dicastero della cultura, che – ai nostri microfoni – riassume le principali
tematiche di questo nuovo ‘Cortile’ e riflette sull’attuale rapporto fede e giornalismo.
“La riflessione più suggestiva credo si possa condurre prima di tutto sulla categoria
‘verità’ – spiega il porporato - che è una delle categorie fondamentali, anche nell’interno
della comunicazione stessa. Un altro capitolo è il capitolo della ‘persona’, perché
naturalmente viene coinvolta nella comunicazione, qualche volta anche in maniera aggressiva,
e quindi sarà da riflettere anche su una sorta di deontologia della comunicazione.
Un terzo motivo di riflessione riguarda proprio la ‘dimensione religiosa’: il fenomeno
religioso è diventato ormai sempre più incisivo, sempre più interessante in questi
ultimi tempi, soprattutto da quando è emersa sulla scena la figura di Papa Francesco.
E da ultimo, io direi anche: ritornare ancora a riflettere sul valore della ‘parola’.
E questo è uno degli ambiti in cui credenti e non credenti si ritrovano, perché da
un lato la religione ebraico-cristiana, soprattutto la cristiana, ha in principio
la ‘Parola’: la grande analogia, la grande via per parlare di Dio è quella della parola.
E nel mondo dei laici, la parola è pur sempre il grande tramite della comunicazione
culturale”. A conferma di questo nuovo rapporto tra carta stampata e fenomeno religioso,
proprio alla vigilia del Cortile dei giornalisti, un quotidiano italiano, che recentemente
aveva pubblicato una lettera di Papa Francesco, pubblica un articolo del Papa emerito
che, con una lettera, risponde a Piergiorgio Odifreddi. Una scelta di Benedetto XVI,
quella di rispondere al libro che il matematico gli aveva indirizzato, che Ravasi
commenta così: “Abbiamo assistito certamente, in questi ultimi giorni, ad un evento
abbastanza straordinario, qualcosa che non era nella prassi comune. Infatti, due pontefici
– il pontefice emerito e l’attuale – sono intervenuti direttamente nell’arena della
comunicazione di massa, nello specifico di quella giornalistica. Per quanto riguarda
Odifreddi, in maniera particolare, vorrei sottolineare il fatto che non si tratta
semplicemente di un dialogo di tipo giornalistico, ma si tratta di una riflessione
sistematica che il Papa ha fatto su un testo che era anche provocatorio, molto discutibile
in alcuni suoi ambiti e, con molta accuratezza, cerca di individuarne i nodi fondamentali.
Questo, a mio avviso, diventa anche una lezione, non soltanto per noi che operiamo
nel mondo della cultura, ma anche per la pastorale in senso lato. Sarà necessario
non temere di entrare nella piazza, di entrare nel groviglio della comunicazione attuale
da parte del Pastore o da parte, comunque, del credente, portando le ragioni della
sua speranza, le ragioni della sua fede. Sottolineo proprio la dimensione delle
“ragioni”, cioè le motivazioni della fede, perché abbiano ad essere ascoltate”. Il
Papa emerito scrive a Odifreddi che “le sue opinioni su Gesù non sono degne del suo
rango scientifico”, ma esprime anche parole di apprezzamento per l’atteggiamento di
dialogo del matematico. Un atteggiamento che il presidente del Pontificio Consiglio
della Cultura commenta così: “Io penso che proprio il Cortile dei gentili che
noi abbiamo costituito e che celebriamo in forme diverse, si può dire, ormai in tutto
il mondo, abbia proprio questa duplice caratteristica costante, che è bene espressa
proprio da questo testo di Benedetto XVI. Non dimentichiamo mai che il Cortile dei
Gentili è nato direttamente su una sua sollecitazione in un discorso tenuto alla Curia
Romana. Ebbene, da un lato il confronto deve avere la qualità di un confronto nobile,
alto. Per questo credo che nell’interno del libro discutibile di Odifreddi sia stato
importante identificare anche quei nodi che avevano una loro dignità, anche dal punto
di vista religioso. Quindi, un confronto che sia un confronto condotto con la qualità
delle argomentazioni, con la nobiltà – anche – dell’intelligenza che si interroga.
Dall’altra parte, però, è fuor di dubbio che il confronto, ad un certo momento, debba
essere, se è dialogo, anche riconoscimento delle diversità che esistono, e quindi
debba avere anche, in certi momenti, una sorta di incandescenza che non è quella del
sarcasmo, come purtroppo alcune volte era accaduto, con Odifreddi, ma del rigore,
della fermezza con cui i due interlocutori presentano la loro identità e, se l’identità
di uno merita un giudizio negativo, esso dev’essere espresso in una forma diretta,
immediata e efficace”. (Intervista a cura di Fabio Colagrande)