Messaggio Migranti. Il card. Vegliò: promuoviamo la cultura dell'incontro. Il Papa
preoccupato per la Siria
Il Messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato
del 2014, sul tema “Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore”, è stato presentato
ieri in Sala Stampa della Santa Sede dal cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente
del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, da mons.
Joseph Kalathiparambil e padre Gabriele Bentoglio, rispettivamente segretario e sottosegretario
del medesimo dicastero vaticano. Un tema, quello delle migrazioni, “che sta nel cuore”
del Pontefice, è particolarmente “caro al Papa”, ha ricordato il direttore della Sala
Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, citando le recenti visite del Pontefice
a Lampedusa e al Centro Astalli di Roma. Il servizio di Giada Aquilino:
Il primo
Messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato
giunge in un particolare momento storico in cui il fenomeno della mobilità umana colpisce
“per la moltitudine delle persone che coinvolge”. A inquadrare la situazione attuale
è stato il cardinale Antonio Maria Vegliò, in base alle più recenti statistiche delle
Nazioni Unite e dell’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni: 232 milioni di persone
vivono oggi fuori della loro nazione di origine. Inoltre, 740 milioni sono i migranti
interni, cioè coloro che si spostano nel territorio del proprio Paese. In totale si
stima che circa un miliardo di esseri umani viva l'esperienza migratoria. I flussi
partono soprattutto da Messico, Bangladesh, Cina, India, Pakistan. Ma nel 2011 anche
quasi 30 milioni di africani sono emigrati a livello internazionale. E gli Stati Uniti
risultano il primo Paese con il maggior numero di arrivi, quasi 46 milioni.
“Nonostante
le difficoltà e le situazioni drammatiche”, ad esempio come la tratta di esseri umani
e la schiavitù, la migrazione va vista come “un invito ad immaginare un futuro differente”,
in una prospettiva di sviluppo dell’umanità intera, basato su una cultura dell’accoglienza,
dell’incontro, della cooperazione internazionale. A tal proposito il cardinale
Antonio Maria Vegliò ha sollecitato “la creazione di un sistema normativo” ad
hoc nel pieno rispetto della dignità umana di ogni migrante:
“Parliamo
del traffico degli esseri umani, dello sfruttamento, della criminalità come se una
persona, per il fatto di essere migrante, fosse un criminale che ci disturba nella
nostra identità culturale o cristiana. Questa è ‘cultura della morte’. Come ha detto
il Papa, utilizzando una bella frase che ha poi ripetuto ai medici cattolici e in
Sardegna, questa è ‘la cultura dello scarto’. Ecco: alla cultura dello scarto, che
poi sarebbe quella dello scontro, noi vorremmo inserire la cultura dell’incontro e
dell’accettazione”.
Ripercorrendo il Messaggio del Papa, il cardinale Vegliò
ha poi sollecitato i mass media a “smascherare falsi miti sulla migrazione, mostrandola
nel modo più autentico possibile”. Altro capitolo, quello della Siria. Al momento,
più di due milioni di rifugiati vivono nei Paesi che confinano con essa. E 50 mila
siriani hanno trovato asilo in Europa, ha aggiunto mons. Joseph Kalathiparambil. Il
presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti
ha poi portato una testimonianza particolare:
“Il Papa, la prima volta che
mi ha visto, mi ha detto: 'Lei è dei migranti? Che facciamo della Siria?' Lui è molto
preoccupato”. Il dicastero vaticano, sempre attento alle emergenze
nel mondo, sta seguendo anche questa ultima crisi internazionale, ha assicurato padre
Gabriele Bentoglio:
“Non potendo essere presenti in tutte le situazioni,
in questo caso quella della Siria, è ovvio che la Caritas, ma soprattutto le nostre
Commissioni per la mobilità umana - che sono in collegamento con le Caritas, ma sono
organismi diversi a livello locale, diocesano, parrocchiale - sono la nostra longa
manus per un’attività concreta sul campo. Questo non toglie che le visite
dei superiori o l’interessamento da parte degli officiali del Consiglio siano anche
piuttosto mirate e precise”.
Lasciando la Siria o qualsiasi altro Paese
in crisi “ogni rifugiato o sfollato cerca un posto sicuro, un luogo in cui sentirsi
protetto da persecuzione, oppressione o violenza”, ha ricordato mons. Joseph Kalathiparambil,
parlando del “reinsediamento” dei migranti, in particolare nelle zone urbane. Sollecitato
dai giornalisti sulla riforma dell’immigrazione negli Usa, sul dibattito in Canton
Ticino attorno al divieto di indossare il burqa, e sui Centri di identificazione ed
espulsione, il cardinale Vegliò si è soffermato sul caso italiano:
“Pensare
ai centri di identificazione e di espulsione come quelli di cui si parla in Italia
non è un esempio, non è un ideale. Si potrebbero gestire in maniera differente. Posso
capire i problemi che ci sono, molti di questi neanche li conosciamo, ma - certo -
molti centri non funzionano e dovrebbero funzionare meglio”.
A proposito
del cambiamento di strutture in Italia negli ultimi vent’anni per far fronte ai più
consistenti flussi migratori, padre Bentoglio ha sollecitato “una maggiore attenzione
alle dinamiche della solidarietà, al superamento di quella cultura dell’indifferenza
alla quale Papa Francesco ha richiamato il mondo intero”:
“Partendo dall’esempio
italiano, dove bisogna apprezzare lo sforzo di questi anni nel cercare strutture adeguate,
va tenuto in considerazione però che ci sono dei limiti e dei difetti - che in parte
sono sotto gli occhi di tutti - anche in questi Centri, dove pur non facendo un discorso
generale - perché ogni Centro avrebbe sottolineature da fare - alcuni funzionano abbastanza
bene, altri un po’ meno. Ma oltre all’apprezzamento della fatica di trovare nuove
strutture, credo che sia da sottolineare l’impegno della classe politica italiana
e di altre parti del mondo a trovare un orientamento che garantisca la dignità e la
tutela della persona umana e la promozione della centralità, che poi è il punto fondamentale
della Dottrina sociale della Chiesa, di ogni persona. Questi sono i punti di vista
da non perdere mai all’orizzonte”.
Anche per questo la Chiesa promuove
la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, la cui istituzione - ha concluso
padre Bentoglio - nel 2014 compie 100 anni.