Egitto: bandite tutte le attività pubbliche dei Fratelli Musulmani
Tensione in Egitto. Il tribunale del Cairo ha deciso di bandire tutte le attività
pubbliche dei Fratelli Musulmani e delle organizzazioni associate. Prevista la confisca
dei beni e la chiusura di tutte le sedi. Il portavoce della Fratellanza ha definito
la decisione dei magistrati ''corrotta'' e ''politicamente immotivata'' e ha fatto
sapere che il movimento islamico presenterà ricorso contro la sentenza. Massimiliano
Menichetti ne ha parlato con Claudio Lo Jacono direttore della rivista
"Oriente moderno":
R. – Non è la
prima volta che in Egitto i Fratelli Musulmani sono messi al bando. C’è stato come
un alternarsi, nel corso di questi ultimi 60 anni: da che i militari, nel 1952, hanno
preso il potere trasformando l’Egitto in una repubblica. C’è sempre stata un’alternanza
di tolleranza ed autorizzazione ad agire come forza politica e momenti di chiusura,
dovuti molto spesso alle attività extraparlamentari dei Fratelli Musulmani. Anche
oggi è così: proseguono a contrapporsi con la giustificazione che è stato messo in
prigione un presidente legittimamente eletto. Contestazioni però anche con mezzi violenti
che la popolazione e l’esercito non possono assolutamente tollerare.
D. – Questa
decisione del tribunale del Cairo di bandire tutte le attività pubbliche dei Fratelli
Musulmani, che ricadute potrà avere?
R. – Saranno sicuramente ricadute negative:
i Fratelli Musulmani godono di un ampio sostegno non solo popolare ma anche negli
strati della borghesia egiziana. Non c’è dubbio che questa situazione sia molto, molto
grave. La via costituzionale a un nuovo riassetto sembra difficilissima da perseguire,
e in questo senso si sono espressi negativamente sia gli Stati Uniti sia l’Europa.
D.
– Secondo lei, c’è rischio di nuove violenze?
R. – Sì. Credo che ci sia questo
rischio, perché numericamente non sono pochi i Fratelli Musulmani. Certamente voglio
sperare che la massima parte di loro possa accettare un dialogo; ma ci sono in questa
organizzazione frange minoritarie che hanno originato movimenti violenti, in alcuni
casi addirittura terroristici.
D. – La comunità internazionale dovrebbe intervenire
in qualche modo?
R. – Dovrebbe intervenire, ma sull’Egitto possono avere presa
soltanto gli Stati Uniti che controllano il debito militare del Paese. Gli Usa possono
garantire sovvenzionamenti importanti per opere di ricostruzione economica, purché
la situazione sia calma.
D. – I militari continuano ad avere il pugno di ferro:
l’ex presidente Morsi parla di arresto illegittimo. Qual è l’orizzonte?
R.
– Si deve arrivare a votare una nuova Costituzione, dalla quale vengono allontanati
tutti glli elementi di islamizzazione forzati dal presidente Morsi, in modo che si
possa riavviare un lento recupero della normalità, anche se gli strascichi saranno
pesanti a lungo termine.