Coree: la disperazione degli anziani del Sud dopo il no alle riunificazioni familiari
La decisione di cancellare le riunificazioni fra le famiglie divise dalla Guerra di
Corea, presa all'improvviso lo scorso 21 settembre dal regime di Pyongyang "ha distrutto
dal punto di vista emotivo le persone coinvolte. Le abbiamo dovute chiamare tutte
per annullare gli appuntamenti, e il loro dolore non può essere neanche descritto.
È stato terribile". Lo dice Heo Jeong-gu, funzionario della Croce Rossa sudcoreana
che guida l'ufficio dei candidati alle riunificazioni. Sono circa 73mila - riferisce
l'agenzia AsiaNews - i sudcoreani che vogliono riabbracciare le proprie famiglie rimaste
al Nord. Dei sopravvissuti alla guerra, il 9,3 % ha più di 90 anni; il 40,5 % più
di 80 anni e il 30,6 % più di 70 anni. Di questi, circa 200 erano state già selezionate:
le riunificazioni dovevano svolgersi fra il 19 settembre (il Chuseok, la "Festa del
Ringraziamento" coreana) e il 21. Lee Seon-jong, 81 anni, era stato intervistato poco
prima della marcia indietro di Pyongyang: "Sono così eccitato che non riesco a dormire.
Ho due sorelle in Corea del Nord, e non sapete quanto mi mancano. Si tratta della
mia ultima possibilità di rivederle". Subito dopo la cancellazione dell'evento ha
avuto uno choc e la moglie, Ko Jae-hee, è stata costretta a ricoverarlo in ospedale:
"Non mangia e non parla. Le sue condizioni peggiorano in continuazione". Cheung Hi-kyung,
80 anni, ha saputo dalla Croce Rossa che la madre e i fratelli erano morti: "Quando
mi hanno scelto mi hanno però detto che mio nipote è ancora vivo. Ha 65 anni ed era
felice di incontrarmi: le mie aspettative erano altissime, perché è l'unico mio familiare
ancora in vita. Ora mi sento svuotato: la decisione di Pyongyang è incredibilmente
crudele e dolorosa". (R.P.)