Rapporto Ilo: in calo il lavoro minorile, ma restano le forme peggiori
Buone notizie sul fronte del lavoro minorile in calo nel mondo, specie in Asia, America
latina e Africa Sub-sahariana, dove è più diffuso. I piccoli lavoratori sono scesi
dal 2000 ad oggi da 246 milioni a 168 milioni, vale a dire di un terzo, cosi come
documenta un Rapporto presentato ieri a Ginevra dall’Organizzazione internazionale
del lavoro (Ilo). Roberta Gisotti ha intervistato Lorenzo Guarcello,
esperto di lavoro minorile presso la sede Ilo a Roma:
R. – Devo dire
che, negli ultimi anni, si è avuta una netta riduzione del fenomeno. Le agenzie internazionali,
insieme alle agenzie locali e ai governi, stanno lavorando bene in questa direzione.
Ancora oggi però troviamo 168 milioni di ragazzi - tra i 5 ed i 17 anni di età - che
sono coinvolti nel lavoro minorile. Quindi, anche se abbiamo avuto negli ultimi 12
anni una buona riduzione, il problema ancora persiste ed è rilevante.
D. –
Per questo il direttore generale dell’Ilo Guy Ryder ha detto che: “La direzione
è giusta ma ci stiamo muovendo troppo lentamente”. C’è infatti un obiettivo che difficilmente
sarà raggiunto: quello di eliminare le forme peggiori di lavoro entro il 2016...
R.
– Se guardiamo agli ultimi trend - soprattutto l’ultimo tra il 2008 ed il 2012 - abbiamo
78 milioni in meno di bambini coinvolti, anche partendo dal 2000. Purtroppo, se consideriamo
l’attuale tasso di diminuzione del lavoro minorile non raggiungeremo per niente gli
obiettivi nel 2016 e difficilmente nel 2020. Quindi, bisogna sicuramente lavorare
di più, accelerare le azioni e coinvolgere sempre di più i governi nella lotta contro
il lavoro minorile.
D. – Ci sono due convenzioni dell’Ilo, quella sull’età
minima e quella sulle peggiori forme di lavoro minorile. Quanti Paesi le hanno ratificate
e soprattutto le rispettano?
R. – Per quanto riguarda le convenzioni, la numero
182 - sulle peggiori forme di lavoro minorile - è stata ratificata da quasi tutti
gli Stati membri dell’Ilo, ne mancano soltanto 8. Per quanto riguarda la convenzione
numero 138 - sull’età minima di ammissione al lavoro che varia tra i 13 e i 15 anni
- è stata ratificata da ben 166 Stati membri. Sono state ratificate ma adesso un problema
ulteriore è quello di implementazione. Anche se quello che vediamo è molto incoraggiante
- i governi reagiscono sempre meglio – però a questo punto quello che serve è più
un approccio di politica integrato: che non guardi soltanto al problema del lavoro
minorile in sé ma che agisca anche con politiche di protezione sociale; che guardi
al mercato del lavoro migliorando l’accesso al lavoro per i giovani e per gli adulti.
Servono anche politiche di advocacy: far capire alle famiglie quanto sia importante
affrontare il problema del lavoro minorile per migliorare il futuro dei propri figli
e di tutti i giovani. In tal senso ci si sta muovendo bene, quindi ci aspettiamo nei
prossimi anni di avere anche risultati migliori.