Nairobi: in corso il blitz per liberare gli ostaggi degli Shebaab. 62 le vittime accertate
In Kenya,è in corso ancora la lunga operazione delle forze speciali per liberare il
Westgate, il centro commerciale di Nairobi, dove il gruppo islamista Shebaab
, asserragliato da più di due giorni, ha ucciso secondo l'ultimo bilancio almeno 62
persone. I terroristi sono di diverse nazionalità e tutti uomini, fa sapere il governo.
Intanto condoglianze e sostegno giungono al Paese dalla comunità internazionale. Il
servizio di Paola Simonetti:
Scandagliato
piano per piano alla ricerca di ostaggi e superstiti. Nel centro commerciale Westgate
di Nairobi prosegue da ieri sera l'operazione delle forze speciali, al terzo giorno
di assedio da parte dei terroristi Shebaab. Scontri a fuoco si sono ripetuti nel corso
delle ore all'interno dello stabile, dove gli integralisti hanno ucciso, secondo l'ultimo
bilancio della Croce Rossa, almeno 62 persone. Tre assalitori sarebbero morti. Intanto
le forze di sicurezza kenyote hanno confermato che gran parte degli ostaggi sono stati
liberati e che è stato preso il controllo dello stabile, ma nessun altro dettaglio
è stato finora fornito sull'operazione. Contrastanti e incerte le notizie anche sul
numero dei dispersi che sarebbero 63. Arrestati intanto una decina di sospetti. Dalla
Russia profonde condoglianze per quello che è stato definito un massacro sanguinario.
Dura la condanna dall'Unione Europea, mentre dal canto suo il suo il segretario di
Stato americano Kerry ha definito l'accaduto "un'enorme offesa contro il senso comune
del bene e del male".
Per una testimonianza su quanto sta accadendo, Giada
Aquilino ha intervistato padre Franco Moretti, missionario comboniano a
Nairobi, già direttore della rivista ‘Nigrizia’:
R. – Gli Shebaab
hanno scelto proprio questo centro commerciale perché è frequentato, soprattutto durante
i fine settimana da gente ricca, membri delle ambasciate, degli organismi governativi.
Qui si trova tutto, dal negozio al bar, al ristorante, al cinema, al teatro, ai giochi
per i bambini. Quindi, hanno scelto proprio questo luogo per attirare l’attenzione
mondiale.
D. - Perché gli Shebaab hanno colpito a Nairobi?
R. - Subito
dopo la notizia dell’attacco, Al Qaeda ha rivendicato l’attentato. Già si sospettava
che gli autori fossero membri del gruppo islamista fondamentalista somalo Al Shebaab-la
gioventù. Negli anni scorsi, questi miliziani erano arrivati a controllare l’intera
Somalia; però davano fastidio ad alcuni, come ad esempio al Kenya. Dobbiamo ricordarci
che due anni fa l’esercito del Kenya ha invaso la Somalia, scacciando, arrestando
e uccidendo i membri di questo gruppo. Quindi, l'attacco al Westgate è, per loro,
una ritorsione, una vendetta: lo avevano preannunciato mille altre volte che avrebbero
colpito. E non è la prima volta che gli Al Shebaab - sostenuti da Al Qaeda - attaccano
il Kenya. Senza tornare indietro all’attentato all’ambasciata americana del ’99, basta
ricordare che l’anno scorso una chiesa è stata sabotata e tanti altri luoghi sono
stati bersaglio di questi attacchi somali. Oggi i somali in Kenya sono circa un milione,
quasi tutti stanziati in una zona di Nairobi che ormai chiamano “la piccola Somalia”:
è una zona ricchissima. C’è il sospetto - qualcuno dice ormai la certezza - che in
Kenya i somali "risciacquino" i soldi ottenuti con i riscatti attraverso la pirateria.
È facile quindi introdurre, mediante questa grande quantità di persone, elementi di
gruppi fondamentalisti.
D. - Ci sono forze esterne che muovono questa o quella
parte?
R. - Non credo. Ovviamente nessuno in Kenya vuole questi atti di terrorismo.
I kenyani sono veramente scioccati, non hanno mai pensato ad una cosa del genere e
ora vorrebbero che il governo intervenisse in modo decisivo, ripulendo il Paese da
questi giovani fondamentalisti. Ma dove li trovi? È un po’ difficile. La gente però
non sembra aver dimenticato che l’esercito kenyano sta occupando parte della Somalia:
non sto parlando di giustificazioni, ma è per capire perché ci possano essere questi
attentati portati avanti dai somali. Perché la Somalia ha il dente avvelenato con
il Kenya. Al momento buona parte della Somalia dell’Est è occupata dall’esercito kenyano
che entrò nel Paese senza alcun mandato né dell’Onu, né dell’Unione africana. Solamente
in seguito è arrivato l'appoggio dell’Unione africana.
D. - In queste ore la
Chiesa come è impegnata?
R. - Tutto il Kenya è mobilitato. Uno dei quotidiani
locali ha lanciato un appello e attraverso il telefonino, con gli sms, è riuscito
a raccogliere circa 30 milioni di scellini. Quindi c’è una forte generosità. Migliaia
di persone si sono presentate negli ospedali per donare sangue perché in televisione
c’erano appelli in tal senso. Ieri ovviamente in tutte le chiese si è pregato per
la pace. Il Paese è davvero scosso. I vescovi stanno invitando la gente a pregare
per la riconciliazione, ad aiutare, ad assistere le persone che sono rimaste ferite
e quelle che hanno avuto un familiare ucciso. Anche il nipote del presidente è stato
ucciso. Si sta insomma cercando di aiutare i fedeli a non lasciarsi prendere dal senso
di rivalsa o a vendicarsi.