Il Papa prega per il Pakistan. Due kamikaze uccidono oltre 80 persone in una chiesa
di Peshawar
Vibrante appello per la pace del Papa, prima di congedarsi dalla Sardegna domenica
scorsa, quindi l’invito alla preghiera per le vittime dell’attentato in Pakistan,
che domenica ha colpito la Chiesa anglicana di tutti i Santi di Peshawar. Ascoltiamo
le sue parole nel servizio di Massimiliano Menichetti:
“In Pakistan,
per una scelta sbagliata, di odio, di guerra, è stato fatto un attentato e sono morte
70 persone. Questa strada non va, non serve. Soltanto la strada della pace, che costruisce
un mondo migliore. Ma se non lo fate voi, se non lo fate voi, non lo farà un altro,
eh? Questo è il problema, e questa è la domanda che io vi lascio: ‘Sono disposto,
sono disposta a prendere una strada per costruire un mondo migliore?’. Soltanto quello.
E preghiamo il Padre nostro per tutte queste persone che sono morte in questo attentato
in Pakistan ...”.
E ha concluso:
“Che la Madonna ci aiuti sempre
a lavorare per un mondo migliore, a prendere la strada della costruzione, la strada
della pace e mai la strada della distruzione e la strada della guerra”.
Il
bilancio del doppio attentato kamikaze, davanti alla chiesa anglicana di Tutti
i Santi a Peshawar, si è poi aggiornato a 85 persone uccise, tra loro anche sette
bambini, 145 i feriti. L’attacco è scattato alla fine della Messa domenicale. Il governo
provinciale ha stabilito tre giorni di lutto. Oggi migliaia di cristiani, musulmani
e persone della società civile, in varie città del Pakistan, sono scesi in strada
per solidarietà e per chiedere maggiore attenzione e sicurezza da parte del governo.
Forte
condanna per la strage è stata espressa dalle autorità nazionali. Per il premier Nawaz
Sharif i terroristi non hanno religione. Attaccare innocenti – si legge in un suo
comunicato – è contrario ai precetti dell’Islam e di tutte le religioni. Paul Bhatti,
presidente dell'Alleanza pakistana delle minoranze e Consigliere del ministro per
l'Armonia, ha parlato di "forze straniere" dietro la strage, e ha chiesto al governo
di fornire più protezione alle minoranze religiose. Massimiliano Menichetti
lo ha intervistato:
R. – Veramente,
questo è l’attacco ai cristiani più doloroso e più brutale della storia del Pakistan.
Io sono andato a Peshawar, ho visto i feriti e le vittime dell’attacco: una situazione,
lo dico sinceramente, non spiegabile. Ormai, il governo pakistano deve capire
che non si può più aspettare: questo è un attacco terroristico e il governo non è
capace di proteggere i cittadini. Siamo molto preoccupati, perché se in questa società
non c’è garanzia di sopravvivenza, se non c’è sicurezza, se non si è riusciti a proteggere
una chiesa, che è una “zona rossa” – perché sono state definite diverse zone e questa
era stata considerata una “zona rossa”, dove un fatto simile sarebbe potuto succedere
– quindi, se il governo non è riuscito a proteggere questa chiesa che era ad alto
rischio, vuol dire che non erano seriamente intenzionati a farlo. Quindi, il governo
è incapace di proteggere i suoi cittadini.
D. – Lei ha detto: “E’ necessario
che si proteggano le minoranze religiose”. Concretamente, come si può fare?
R.
– Proteggere è anche consultarsi con i rappresentanti delle minoranze religiose su
come si possano prevenire questi attacchi contro le minoranze. E questo non viene
fatto molto spesso, da questo governo. Perché sì, si parla di tante cose, ma le minoranze
sono sempre escluse.
D. – Oggi migliaia di persone sono scese in piazza in
varie città del Paese per manifestare solidarietà …
R. – Certo. Ho anche ricevuto
diverse telefonate da vari amici musulmani, religiosi … Poi, adesso stiamo facendo
una piccola processione-manifestaizone a Islamabad e ho ricevuto diverse telefonate
che mi hanno annunciato la partecipazione di alcuni imam di moschee, di militari,
pensionati che sono con noi e protestano per questi fatti.
D. – Lei ha detto:
“C’è anche la mano esterna che vuole destabilizzare il Paese”... è così?
R.
– Queste bande terroristiche comunque non sono pakistane, non sono persone che appartengono
alla religione, perché nessuna religione insegna l’odio e istiga all’omicidio. Perciò,
in qualche modo questa banda è una banda esterna; esterna nel senso che non fa parte
della religione, non fa parte del Paese, nemmeno parte dell’umanità. Loro vogliono
distruggere il Pakistan, la pace nel Pakistan, l’integrità del Pakistan, e i pakistani
devono capire questo!
D. – Ma per quale fine? Cosa vogliono realizzare?
R.
– Penso che questi siano gruppi estremisti che vogliono imporre la loro filosofia
radicale nel Paese e di conseguenza vogliono imporsi loro stessi.
D. – Attacchi
che riguardano, a volte, anche le moschee: è così?
R. – Sì, esatto. Contro
le moschee, ce ne sono stati anche contro tantissime altre minoranze religiose.
D.
– Cosa farete voi, adesso?
R. – Intanto, noi abbiamo rivolto un appello alla
popolazione affinché rimanga calma. Noi preghiamo, protestiamo, esprimiamo i nostri
sentimenti di dolore, ma in maniera pacifica, nella preghiera e chiediamo al governo
di prendere misure serie per quanto riguarda la protezione delle minoranze religiose,
in maniera particolare dei cristiani, che sono spesso oggetto di questo tipo di violenze.
D.
– Che cosa pensa delle parole che il Papa ha pronunciato per la situazione del Pakistan,
quando si è raccolto in preghiera per la pace?
R. – Io penso che questo sia
un messaggio di grande supporto e conforto in questa situazione così difficile e dolorosa:
il Papa se ne è fatto carico e ha espresso così la sua vicinanza. E questa è stata
accolta con grande amore e ci ha confortato tantissimo, per quanto riguarda i cristiani
del Pakistan …