Il Papa a Cagliari invita i giovani a fidarsi di Gesù e il mondo della cultura
a promuovere il dialogo
Gli ultimi due appuntamenti della sua lunga giornata a Cagliari, Papa Francesco li
ha dedicati all’incontro con il mondo della cultura nell’Aula Magna della Pontificia
facoltà teologica della Sardegna, e poi all’abbraccio con migliaia di giovani riuniti
nel Largo Carlo Felice del capoluogo sardo. Il messaggio che lascia è guardare al
futuro con coraggio e con la speranza radicata nella fede in Dio e in una cultura
che promuove il discernimento, la prossimità e la solidarietà. Il servizio di Gabriella
Ceraso:
Non una lezione,
ma riflessioni a voce alta su tre parole chiave: disillusione, rassegnazione e speranza.
E’ quanto il Papa ha proposto al mondo della cultura della Sardegna rileggendo “in
chiave esistenziale” l’episodio evangelico dei discepoli di Emmaus di ritorno da Gerusalemme.
Come loro erano delusi, disorientati e sofferenti per la morte di Gesù, spiega il
Pontefice, così l’uomo di oggi è disilluso per una crisi che ne ha scosso le certezze
fondamentali, crisi che è fonte di pericolo, precisa, ma anche di opportunità. A questa
realtà si può reagire, allora come ora, con la rassegnazione e il pessimismo che però
portano ad una “sorta di paralisi dell’intelligenza e della volontà”. Oppure si può
fuggire dalla realtà, lavandosene le mani:
"Un atteggiamento che appare
'pragmatico', ma che di fatto ignora il grido di giustizia, di umanità e di responsabilità
sociale e porta all’individualismo, all’ipocrisia, se non ad una sorta di cinismo".
Da
qui la risposta del Papa:
"Penso non solo che ci sia una strada da percorrere,
ma che proprio il momento storico che viviamo ci spinga a cercare e trovare vie di
speranza, che aprano orizzonti nuovi alla nostra società. E qui è prezioso il ruolo
dell’Università".
Per il Papa le Università formano innanzitutto al discernimento:
a non fuggire cioè ma a leggere la realtà senza paura, sulla base di principi etici
e spirituali e di una visione della persona in tutte le sue dimensioni. Questo è il
fondamento che alimenta la speranza, come la cultura della prossimità che si elabora
all’Università:
"Questa cultura del dialogo, che non livella indiscriminatamente
differenze e pluralismi - uno dei rischi della globalizzazione - e neppure li estremizza
facendoli diventare motivo di scontro, ma apre al confronto costruttivo".
“Il
discernimento della realtà, assumendo il momento della crisi e la promozione di una
cultura dell’incontro”, conclude il Papa, “orientano verso la solidarietà, elemento
fondamentale per rinnovare la nostra società”. Anche ad essa forma l’Università. “Non
c’è futuro” - così il Pontefice prima di lasciare la Facoltà teologica – “se non sapremo
essere tutti più solidali”. Ma le ultime parole sono un invito che nasce spontaneo
alla platea …
"Il coraggio sia il tempo musicale per andare avanti…".
E
speranza è la parola chiave che il Papa ha consegnato anche a migliaia di giovani
che lo hanno atteso all Largo Carlo Felice prima di partire per Roma. Il clima di
festa, gli ricorda, dice, la Gmg di Rio.
(Voce di una ragazza) "Santo
Padre buonasera! Anzi, ciao!"
I ragazzi gli esprimono le loro paure sul
futuro, i dubbi di fede, pur dichiarandogli di essere pronti a fare delle loro vite
qualcosa di grande. Ne nasce un colloquio che il Papa arricchisce anche di ricordi
personali. “In giovinezza capita”, è la sua riflessione in risposta ad una serie di
domande, “di vivere fallimenti e frustrazioni”, “pensateci un momento…. è un‘esperienza
che scoraggia”. “Voi mi chiedete cosa fare?” Innanzitutto, questa è la risposta del
Pontefice, non lasciarsi vincere dal pessimismo, perchè:
"…un giovane senza
gioia è preoccupante".
Tantomeno, aggiunge, cercare consolazione dai “mercanti
di morte”. Occorre invece uscire con coraggio da se stessi, senza lamentarsi, e fidarsi
di Gesù, come fa Pietro sul lago di Galilea quando dice: “Sulla tua parola getterò
le reti”.
"Le difficoltà non devono spaventarvi, ma spingervi ad andare
oltre. Sentite rivolte a voi le parole di Gesù: Prendete il largo e calate le reti,
giovani di Sardegna! Siate sempre più docili alla Parola del Signore: è Lui, è la
sua Parola, è il seguirlo che rende fruttuoso il vostro impegno di testimonianza".
Seguire
Gesù è impegnativo vuol dire non accontentarsi ma puntare in alto con coraggio:
"Quando
tutto sembra fermo e stagnante, quando i problemi personali ci inquietano, i disagi
sociali non trovano le dovute risposte, non è buono darci per vinti. La strada è Gesù:
farlo salire sulla nostra 'barca' e prendere il largo con Lui! Lui è il Signore! Lui
cambia la prospettiva della vita. La fede in Gesù conduce a una speranza che va oltre,
a una certezza fondata non soltanto sulle nostre qualità e abilità, ma sulla Parola
di Dio, sull’invito che viene da Lui".
Ma ai giovani della Sardegna, Papa
Francesco lascia anche un’ultima sollecitazione: siete chiamati anche voi a diventare
pescatori di uomini, quindi:
"Non esitate a spendere la vostra vita per
testimoniare con gioia il Vangelo, specialmente ai vostri coetanei".