Il card. Bagnasco: ogni atto irresponsabile passerà al giudizio della storia
Per favorire l’occupazione serve un'"intensa e stabile concentrazione di energie,
di collaborazioni". Lo ha detto ieri il presidente della Cei, il cardinale Angelo
Bagnasco, nella prolusione del Consiglio Episcopale Permanente. Per il porporato “ogni
atto irresponsabile – da qualunque parte provenga – passerà al giudizio della storia”.
Il servizio di Alessandro Guarasci:
Il lavoro è
la principale emergenza dell’Italia. Il cardinale Bagnasco chiede che si facciano
passi concreti su questo fronte perché se è vero che “grande impegno viene profuso
dai responsabili della cosa pubblica”, i “proclamati segnali di ripresa non sembrano
dare, finora, frutti concreti sul piano dell’occupazione che è il primo, urgentissimo
obiettivo”. Serve dunque la massima concentrazione da parte di tutti i soggetti in
campo:
"Ogni atto irresponsabile – da qualunque parte provenga – passerà
al giudizio della storia. Concentrazione che porti risultati sensibili per chi vive
l’ansia del lavoro. Insieme si può! E si deve!".
Il cardinale Bagnasco
ricorda le parole del Papa da Cagliari proprio sul lavoro. E poi torna a sottolineare
che il vero motore del Paese è la famiglia, “fondata sul matrimonio di un uomo e una
donna, grembo della vita, cellula sorgiva di relazioni, primordiale scuola di umanità”.
E “nessuno dovrebbe discriminare, nè tanto meno incriminare in alcun modo, chi sostenga
ad esempio che la famiglia e' solo quella tra un uomo e una donna fondata sul matrimonio”.
La famiglia ha bisogno di essere considerata di più, anche con l’introduzione del
“fattore familiare”:
"La gente guarda attonita, teme che i suoi sacrifici
vengano buttati via e ogni giorno spera ancora che appaia qualche spiraglio realistico
che faccia intravvedere il nuovo giorno; ma questo deve essere visto da tutti, non
annunciato da pochi".
Un ricordo poidella GMG di Rio. Il Santo
Padre - dice il card. Bagnasco - ha anche insistito perché si ristabilisca il dialogo
tra i giovani e gli anziani, che sono i due estremi della società e che rischiano
di essere scartati.