Papa Francesco: anche nella comunicazione, serve una Chiesa che sappia accendere il
cuore
Nel mondo della comunicazione, la Chiesa è chiamata a portare calore e accendere il
cuore. E’ quanto affermato da Papa Francesco nell’udienza di ieri mattina ai partecipanti
alla Plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Il Papa ha sottolineato
che è importante portare l’identità cristiana anche nel Continente digitale. Serve,
ha detto, una Chiesa che sappia "mettersi in cammino con tutti". L’indirizzo d’omaggio
al Papa è stato rivolto dall’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del dicastero
delle Comunicazioni Sociali. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Portare Cristo
nel mondo della comunicazione, accompagnando il cammino di ogni uomo. E’ quanto sottolineato
da Papa Francesco che ha ricordato come, quest’anno, ricorra il 50.mo del Decreto
Conciliare Inter Mirifica, un documento che mostra quanto la Chiesa sia attenta “alla
comunicazione e ai suoi strumenti” anche “in una dimensione evangelizzatrice”. Il
panorama comunicativo, ha riconosciuto il Papa, si è sempre più evoluto diventando
per molti “un ambiente di vita” ed è allora fondamentale capire quale ruolo possa
avere la Chiesa con le sue realtà comunicative:
“In ogni situazione, al
di là delle tecnologie, credo che l’obiettivo sia quello di sapersi inserire nel dialogo
con gli uomini e le donne di oggi, per comprenderne le attese, i dubbi, le speranze.
Sono uomini e donne a volte un po’ delusi da un cristianesimo che a loro sembra sterile,
in difficoltà proprio nel comunicare in modo incisivo il senso profondo che dona la
fede”.
In effetti, ha constatato il Papa, “proprio oggi, nell’era della
globalizzazione”, assistiamo “ad una crescita del disorientamento, della solitudine”
e “vediamo diffondersi lo smarrimento circa il senso della vita, l’incapacità di fare
riferimento ad una casa, la fatica di intessere legami profondi”:
“E’ importante,
allora, saper dialogare, entrando, con discernimento, anche negli ambiti creati dalle
nuove tecnologie, nelle reti sociali, per far emergere una presenza, una presenza
che ascolta, dialoga, incoraggia. Non abbiate timore di essere questa presenza, portando
la vostra identità cristiana nel farvi cittadini di questo ambiente. Una Chiesa che
accompagna il cammino, sa mettersi in cammino con tutti!”.
C’è un’antica
regola dei pellegrini, ha soggiunto, ripresa da Sant’Ignazio. “Quello che accompagna
un pellegrino e che va col pellegrino – ha detto il Papa - deve andare al passo del
pellegrino, non più avanti e non ritardare". E questo, ha spiegato, "è quello che
voglio dire: una Chiesa che accompagna il cammino e che sappia mettersi in cammino”.
La sfida che dobbiamo affrontare, ha poi aggiunto, “non è principalmente tecnologica”.
Dobbiamo invece chiederci se “anche in questo campo”, siamo capaci “di portare all’incontro
con Cristo” e siamo “capaci di comunicare il volto di una Chiesa che sia la casa per
tutti”. Anche attraverso i mezzi di comunicazione sociale, ha aggiunto, dobbiamo far
riscoprire “la bellezza di tutto ciò che è alla base del nostro cammino e della nostra
vita, la bellezza della fede, dell’incontro con Cristo”:
“Anche nel contesto
della comunicazione serve una Chiesa che riesca a portare calore, ad accendere il
cuore. La nostra presenza, le nostre iniziative sanno rispondere a questa esigenza
o rimaniamo tecnici? ? Abbiamo un tesoro prezioso da trasmettere, un tesoro che porta
luce e speranza. Ce n’è tanto bisogno!”.
Tutto ciò, ha proseguito, “esige
un’attenta e qualificata formazione, di sacerdoti, di religiosi, di religiose, di
laici, anche in questo settore”. Ed ha avvertito che “il grande continente digitale
non è semplicemente tecnologia, ma è formato da uomini e donne reali che portano con
sé ciò che hanno dentro”:
“C’è bisogno di saper indicare e portare Cristo,
condividendo queste gioie e speranze, come Maria che ha portato Cristo al cuore dell’uomo;
c’è bisogno di saper entrare nella nebbia dell’indifferenza senza perdersi; c’è bisogno
di scendere anche nella notte più buia senza essere invasi dal buio e smarrirsi;
di ascoltare le illusioni di tanti, senza lasciarsi sedurre; di accogliere le delusioni,
senza cadere nell’amarezza; di toccare la disintegrazione altrui, senza lasciarsi
sciogliere e scomporsi nella propria identità. Questo è il cammino. Questa
è la sfida".
La presenza della Chiesa nel mondo della comunicazione, ha
ribadito, è importante “per dialogare con l’uomo d’oggi e portarlo all’incontro con
Cristo”, nella consapevolezza che “il problema di fondo non è l’acquisizione di sofisticate
tecnologie”. L’incontro con Cristo, ha riaffermato, “è un incontro personale”:
"Non
si può manipolare. In questo tempo noi abbiamo una grande tentazione nella Chiesa,
che è l’acoso [molestia]spirituale: manipolare
le coscienze; un lavaggio di cervello teologale, che alla fine ti porta a un incontro
con Cristo puramente nominalistico, non con la Persona di Cristo Vivo. Nell’incontro
di una persona con Cristo, c’entra Cristo e la persona! Non quello che vuole l’ingegnere
spirituale che vuol manipolare. Questa è la sfida".
“Sia sempre ben chiaro
in noi - ha concluso - che il Dio in cui crediamo, un Dio appassionato per l’uomo,
vuole manifestarsi attraverso i nostri mezzi, anche se sono poveri, perché è Lui che
opera, è Lui che trasforma, è Lui che salva la vita dell’uomo”.