Lo sguardo di Gesù cambia la vita: così il Papa a Santa Marta
Lasciamoci guardare da Gesù, il suo sguardo cambia la vita: è quanto ha detto Papa
Francesco sabato mattina, durante la Messa a Santa Marta, commentando il Vangelo che
racconta la conversione di San Matteo, di cui oggi la Chiesa celebra la Festa. Il
servizio di Sergio Centofanti:
Gesù guarda
negli occhi Matteo, un esattore delle imposte, un pubblico peccatore. Il denaro è
la sua vita, il suo idolo. Ma ora – afferma il Papa – sente “nel suo cuore lo sguardo
di Gesù che lo guardava”:
“E quello sguardo lo ha coinvolto totalmente,
gli ha cambiato la vita. Noi diciamo: lo ha convertito. Gli ha cambiato la vita. ‘Appena
sentito nel suo cuore quello sguardo, egli si alzò e lo seguì’. E questo è vero: lo
sguardo di Gesù ci alza sempre. Uno sguardo che ci porta su, mai ti lascia lì, eh?,
mai. Mai ti abbassa, mai ti umilia. Ti invita ad alzarti. Uno sguardo che ti porta
a crescere, ad andare avanti, che ti incoraggia, perché ti vuole bene. Ti fa sentire
che Lui ti vuole bene. E questo dà quel coraggio per seguirlo: ‘Ed egli si alzò e
Lo seguì’”.
Lo sguardo di Gesù – sottolinea il Papa – non è qualcosa di
“magico: Gesù non era uno specialista in ipnosi”. “Gesù guardava ognuno, e ognuno
si sentiva guardato da Lui, come se Gesù dicesse il nome … E questo sguardo cambiava
la vita, a tutti”. Così ha cambiato Pietro, che dopo averlo rinnegato incontra il
suo sguardo e piange amaramente. C’è poi l’ultimo “sguardo di Gesù sulla Croce: guardò
la mamma, guardò il discepolo e ci ha detto, con quello sguardo, ci ha detto che la
sua mamma era la nostra e che la Chiesa è madre. Con uno sguardo”. Poi ha guardato
il Buon Ladrone e ancora una volta Pietro, “impaurito, dopo la Resurrezione, con quelle
tre domande: ‘Mi ami?’. Uno sguardo che lo faceva vergognare. Ci farà bene pensare,
pregare su questo sguardo di Gesù – sottolinea il Papa - e anche lasciarci guardare
da Lui”. Gesù, ora, si reca nella casa di Matteo e mentre siede a tavola arrivano
molti peccatori: “si era sparsa la voce. E tutta la società – ma non la società pulita
– si è sentita invitata a quel pranzo”, come accade nella parabola del re che ordina
ai servi di andare ai crocicchi delle strade per invitare al banchetto nuziale del
figlio quanti incontreranno, buoni e cattivi:
“E i peccatori, pubblicani
e peccatori, sentivano … ma, Gesù li aveva guardati e quello sguardo di Gesù su di
loro io credo che sia stato come un soffio sulle braci, e loro hanno sentito che c’era
fuoco dentro, ancora, e che Gesù li faceva salire, riportava loro la dignità. Lo sguardo
di Gesù sempre ci fa degni, ci dà dignità. E’ uno sguardo generoso. ‘Ma guarda che
Maestro: pranza con la sporcizia della città!’: ma sotto a quella sporcizia c’erano
le braci del desiderio di Dio, le braci dell’immagine di Dio che volevano che qualcuno
li aiutasse a farsi fuoco. E questo lo faceva lo sguardo di Gesù”.
“Tutti
noi, nella vita – ha concluso il Papa - abbiamo sentito questo sguardo, e non una
volta: tante volte! Forse la persona di un sacerdote che ci insegnava la dottrina
o ci perdonava i peccati … forse nell’aiuto di persone amiche”:
“Ma, tutti
noi ci troveremo davanti a quello sguardo, quello sguardo meraviglioso. E andiamo
avanti nella vita, nella certezza che Lui ci guarda. Ma anche Lui ci attende per guardarci
definitivamente. E quell’ultimo sguardo di Gesù sulla nostra vita sarà per sempre,
sarà eterno. Io chiedo a tutti questi Santi che sono stati guardati da Gesù, che ci
preparino a lasciarci guardare nella vita, e che ci preparino anche a quell’ultimo
– e primo! – sguardo di Gesù”.