2013-09-21 15:06:37

L'incontro del Papa con i detenuti a Cagliari. Il cappellano: un gesto che dà speranza


Nella Cattedrale di Cagliari il Papa nel primo pomeriggio incontrerà una rappresentanza dei poveri assistiti dalla Caritas diocesana e un gruppo di detenuti del locale carcere di Buoncammino. Quest’ultimi saranno accompagnati dal direttore dell’Istituto, dagli educatori e dal cappellano, padre Massimiliano Sira, con alcuni volontari suoi collaboratori. Adriana Masotti ha chiesto a padre Massimiliano chi saranno i detenuti presenti all’incontro e come stanno vivendo l’attesa di questo evento: RealAudioMP3

R. - I detenuti sono circa 18, qualche straniero e qualche italiano. Sono detenuti che già usufruiscono di permessi premi o comunque di benefici e che stanno ricominciando a recuperare la loro vita.

D. - Come hanno reagito all’idea di incontrare il Papa?

R. - L’attesa è grande! Ci siamo preparati, ne abbiamo parlato tante volte. Poi chiaramente c’è il dispiacere di non poter partecipare tutti insieme, però ho cercato di coinvolgere tutti quanti in questa esperienza. I detenuti hanno anche la possibilità di essere collegati con la tv locale, quindi avendo la tv in cella potranno usufruire di questa possibilità e potranno ascoltare il messaggio che spero possa essere esteso anche a chi non sarà presente in quel momento.

D. - A parte il fatto che solo alcuni potranno vedere personalmente il Santo Padre, comunque l’idea che abbia deciso di dedicare anche a loro la sua attenzione in questa breve visita è importante ...

R. - Sì, è importante. Loro sono rimasti molto colpiti da quella prima scelta che il Papa fece durante il Giovedì santo, quando ha deciso di fare una visita al carcere minorile. Questo gesto e questa attenzione li hanno molto colpiti e da lì è nata quest’attesa.

D. - Lei faceva riferimento alla visita a Casal del Marmo ...

R. - Sì, sono rimasti molto colpiti da quella realtà, da quella visita, da quel gesto. Speriamo che questo sia un incontro che possa aiutare questi giovani, questi uomini ad avere un po’ di speranza. Io spero che Papa Francesco possa portare loro il significato di una vita che può ricominciare, di una speranza che loro comunque sanno scorgere e scorgono in tante cose che lui dice e nella sua presenza. Poi chiaramente c’è chi accoglie e chi no, però credo che sarà veramente un bel regalo per loro, anche per guardare avanti.

D. - Qual è la vita all’interno del carcere di Cagliari? So che ci sono dei problemi, come ad esempio, il sovraffollamento ...

R. - Sì, si tratta comunque di una struttura vecchia, non è grande. Purtroppo le celle non sono grandi. Si sta accelerando molto verso il passaggio al nuovo carcere proprio per questo motivo, perché ci sono celle che contengono anche sette detenuti, quindi lo spazio non è molto vivibile. E’ stato pensato per 370 e ce ne sono oltre 500! Dato il grande numero di detenuti, ci sono poche possibilità di lavoro, di formazione ... Molti passano tantissime ore in cella senza poter fare più di tanto. Quindi la loro vita di recupero non è molto dignitosa.

D. - Accanto a lei c’è anche la presenza di volontari? C’è solidarietà da parte della società esterna al carcere?

R. - In questi anni ce la siamo un po’ conquistata. Ad esempio c’è la presenza molto forte di suor Angela che dà un grande aiuto; c’è un gruppo di giovani che da poco più di un anno hanno iniziato ad aiutarmi nel servizio della catechesi, dell’animazione e nell’incontro con i detenuti, sono giovani del Movimento dei Focolarini. Poi ci sono diverse associazioni di volontariato, la Caritas con alcuni centri di ascolto permanenti tra le sezioni, che cerca di venire incontro al disagio, al problema che c’è stato legato ai suicidi ... Noi cerchiamo sempre di sensibilizzare la comunità. Ci sono risposte, a volte buone a volte di indifferenza, ma in generale, direi, sono state sempre abbastanza positive.

Ultimo aggiornamento: 22 settembre







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