2013-09-20 14:36:04

Iniziate le celebrazioni per il 1700.mo anniversario dell’Editto di Milano


Con l’arrivo a Belgrado del cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano ed inviato speciale del Papa, hanno preso ufficialmente il via le cerimonie per la celebrazione del 1700.mo anniversario dell’Editto di Milano, con cui l’Imperatore Costantino nel 313 garantiva, non soltanto per i cristiani, la libertà di culto. Evento centrale per la piccola comunità cattolica di Serbia è il grande pellegrinaggio regionale nella città di Niš, dove sono attesi migliaia di giovani da tutti i Paesi della ex Jugoslavia. Il servizio dell’inviato a Belgrado Stefano Leszczynski:RealAudioMP3

La Chiesa cattolica serba ha riservato una calorosa accoglienza all’inviato speciale del Papa, cardinale Angelo Scola, che questa mattina è stato ricevuto dal Presidente della Repubblica serba, Tomislav Nikolic insieme alla delegazione della diocesi di Milano e ai rappresentanti della Conferenza episcopale Internazionale dei Santi Cirillo e Metodio, guidata da mons. Stanislav Hocevar, arcivescovo di Belgrado. Nel corso dell’incontro il presidente Nikolic ha rinnovato l’invito al Santo Padre a visitare la Serbia. Sempre questa mattina, il cardinale Scola ha avuto occasione di incontrare il Patriarca serbo ortodosso Irinej, con il quale si è intrattenuto in un lungo e cordiale colloquio. Il porporato ed il patriarca hanno così potuto condividere le comuni iniziative portate avanti dalle rispettive Chiese per celebrare il Giubileo dell’editto di Costantino. Non è mancata l’occasione per sottolineare come i valori comuni che questo storico documento stilato all’epoca dell’unità dei cristiani ancora oggi siano di grande attualità. Fondamentale – è stato sottolineato dal Patriarca – il dialogo tra le due Chiese sorelle che egli stesso ha definito un’unica Chiesa di Cristo per affrontare, le sfide di questo momento storico. In particolare, il cardinale Scola, parlando del fenomeno migratorio che interessa l’Europa e l’Italia ha spiegato il ruolo di ponte che la Chiesa d’oriente può giocare nel dialogo con il mondo musulmano. Mons. Hocevar, metropolita ed arcivescovo della capitale serba ha invece parlato dell’alto valore simbolico del grande pellegrinaggio dei giovani a Niš. Il Giubileo che si sta celebrando in Serbia infatti ha richiamato diverse migliaia di pellegrini provenienti da Macedonia, Kosovo, Montenegro, Bosnia, Croazia, Slovenia, Austria e Italia. Incontrando ieri la stampa locale il cardinale Scola ha ricordato le parole di Papa Francesco che ha definito le celebrazioni in corso per l’editto di Costantino un’occasione per «rendere solennemente grazie a Dio per il dono della libertà religiosa e di coscienza». Un dono – ha sottolineato il porporato – affidato alla libertà di ciascuno, personalmente e comunitariamente. Un’occasione privilegiata, dunque, per guardare al futuro ed assumere la responsabilità per l’edificazione di una società dal volto umano. La dimensione ecumenica ed interreligiosa di questo evento, che coinvolge tutte le componenti della società serba, ha detto mons. Stanislav Hocevar, trovano il loro significato più profondo anche nel motto scelto per questo evento: Liberati per la libertà. Parole che assumono un senso di grande speranza per il futuro, ancor più perché condivise da popoli che hanno saputo intraprendere non senza fatiche un promettente percorso di sviluppo democratico dopo i drammatici eventi che negli ultimi anni del Novecento avevano lasciato aperte laceranti ferite. Domani presso il Santuario dell’Esaltazione della Santa Croce dove è custodita una reliquia con un frammento della Santa Croce donata dalla Diocesi di Modena il cardinale Scola celebrerà una Messa solenne a conclusione del pellegrinaggio dei giovani.

Sul significato dell’Editto di Milano, Stefano Leszczynski ha intervistato don Paolo Notari, parroco di Nonantola e priore del Capitolo abbaziale che custodisce la reliquia della Santa Croce:RealAudioMP3

R. - Si può dire che quell’Editto o meglio, la vittoria di Costantino, è stata quella che probabilmente secondo la tradizione lo ha portato a scoprire l’importanza della Croce e quanto questa fosse in grado di unire già allora un impero che non trovava più motivi di unità, di accordo, che si stava un po’ sfilacciando. Anche ora, la riproposta di questo tema è forse un modo per riscoprire anche in noi la centralità e il Mistero della Croce.

D. - In particolare quello che lega il vostro santuario al santuario di Nis, adesso, è un elemento particolare molto concreto ...

R. - Sì. È proprio una reliquia della Santa Croce, donata dalla nostra diocesi all’arcivescovo di Belgrado, il quale l’anno scorso venne da noi per partecipare ad un evento ecumenico e visitò la nostra abbazia, il museo e la relativa reliquia. In quell’occasione chiese al nostro arcivescovo, in previsione di questo evento, se gli poteva regalare una reliquia della Santa Croce. Ed eccoci qui.

D. - Quanto è importante oggi l’ecumenismo? Quanto è importante l’elemento ecumenico nell’Europa attuale e soprattutto nella crescita della società europea di oggi?

R. - È importante perché consente di unire diverse sensibilità intorno alla proposta cristiana per quanto riguarda l’ecumenismo tra le diverse confessioni cristiane e consente anche di trovare per la nuova Europa radici unitarie, perché non dobbiamo dimenticare che in qualche modo l’Europa affonda le sue radici più profonde nell’evento cristiano.

D. - L’evento che si celebrerà in questo fine settimana a Niš è particolarmente significativo per i Balcani, e non solo perla Serbia, perché avviene, tra l’altro, non a grandissima distanza da un terribile conflitto che ha distrutto le popolazioni di questa regione, colpite in maniera molto forte anche da un punto di vista religioso. Il fatto che sia un pellegrinaggio con tantissimi giovani che arriveranno a Nis per questa occasione cosa ci dice?

R. - È la speranza che le contrapposizioni etniche e territoriali non trovino più un pretesto nella scelta di fede, nella scelta religiosa per approfondirsi, ma trovino invece in questo evento qualcosa che aiuti a superare le divergenze e le lontananze.







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