Legge omofobia: evitare discriminazioni o mettere il bavaglio?
"Ci troviamo di
fronte a uno scontro politico che va al di là del contenuto della legge. Si vanno,
infatti, saldando delle maggioranze che non erano prevedibili su questo tema dei cosiddetti
diritti civili. Questo implica che, su una vicenda del genere, può essere addirittura
messo a repentaglio il Governo". Così, il giurista Alberto Gambino, docente
all'Università Europea di Roma, commenta il difficile percorso parlamentare della
legge contro l'omofobia e la transfobia, attualmente all'esame della Camera. "Si
tratta di un tema che avrebbe avuto bisogno di una riflessione ampia e metabolizzata
a livello di opinione pubblica e che invece viene utilizzato strumentalmente per finalità
diverse da quelle che riguardano la regolazione di vicende che attengono alla cosidetta
omofobia". Il prof. Gambino è convinto che il provvedimento, nato - in teoria
- per impedire le discriminazioni e le violenze nei confronti di omosessuali e transessuali,
potrebbe invece diventare un vero e proprio 'bavaglio' al libero pensiero. "Stiamo
andando oltre a ciò che ci ha chiesto l'Europa. Il trattato istitutivo dell'UE prevede
una serie di norme contro atti di discriminazione, laddove fossero fondati sull'orientamento
sessuale della vittima. Invece si è introdotto il concetto molto ambiguo di 'fondati
sull'omofobia', aprendo il ventaglio ad una serie di comportamenti e atteggiamenti
che posono incorrere in una sanzione penale, come il carcere. Il nostro ordinamento
richiede invece delle norme molto puntuali. I magistrati, laddove dovessero applicare
questi reati, si troverebbero invece a dare ognuno un'interpretazione molto diversa
su cosa s'intenda per 'atto di discriminazione fondato su omofobia' ". Secondo
Gambino la presunzione che la norma sia in realtà una sorta di apripista a successive
proposte di legge per introdurre in Italia il matrimonio tra omosessuali o l'adozione
da parte di coppie gay o lesbo è giustificata proprio dalla sua ambiguità. "Nel
momento in cui si stabilisce che incorre in un reato colui che istiga a commettere
atti di discriminazione fondati sull'omofobia, si può sottintendere che sia colpevole
anche chi esprime semplicemente la libera opinione che non sia famiglia quella composta
da una coppia omosessuale. Anche alcune scelte, nell'ambito educativo per esempio,
potrebbero essere considerate istigazione all'omofobia. L'attuale testo potrebbe aprire
questa deriva e rischia di mettere il bavaglio a opinioni contrarie alla cosiddetta
teoria del 'gender' e addirittura sanzionarle come reati impedendo qualsiasi sereno
dibattito, per esempio, sull'adozione di una legge che riguardi i matrimoni tra gay".
Da alcuni mesi è attivoil gruppo 'Manif pour tous-Italia' che -
sulla scia dell'omonima organizzazione francese - chiede un dibattito libero su questi
temi e attacca il progetto di legge e le sue possibili conseguenze liberticide. "Abbiamo
voluto ricreare, con una specificità italiana, il movimento apolitico e aconfessionale
che la scorsa stagione ha portato in piazza in Francia circa un milione di persone",
spiega Maxime Nogier, portavoce di Manif pour tous-Italia. "La
nostra è stata una reazione popolare e spontanea. Questa legge è infatti per noi contro
coscienza e il Parlamento non può arrogarsi il diritto di modificare il significato
della famiglia e dell'unione tra un uomo e una donna". "Non abbiamo nulla contro
gli omosessuali, ma per noi il punto centrale è che ogni bambino ha diritto ad avere
un padre e una madre. Per cui le nostre manifestazioni non cercano lo scontro, vogliono
solo tutelare le nostre radici e il nostro futuro. La natura della relazione tra un
uomo e una donna conduce alla vita e il lavoro educativo dei genitori per il bene
di tutto il paese va difeso e mantenuto". (A cura di Fabio Colagrande)