2013-09-19 16:45:30

Legge omofobia: evitare discriminazioni o mettere il bavaglio?


RealAudioMP3 "Ci troviamo di fronte a uno scontro politico che va al di là del contenuto della legge. Si vanno, infatti, saldando delle maggioranze che non erano prevedibili su questo tema dei cosiddetti diritti civili. Questo implica che, su una vicenda del genere, può essere addirittura messo a repentaglio il Governo". Così, il giurista Alberto Gambino, docente all'Università Europea di Roma, commenta il difficile percorso parlamentare della legge contro l'omofobia e la transfobia, attualmente all'esame della Camera. "Si tratta di un tema che avrebbe avuto bisogno di una riflessione ampia e metabolizzata a livello di opinione pubblica e che invece viene utilizzato strumentalmente per finalità diverse da quelle che riguardano la regolazione di vicende che attengono alla cosidetta omofobia". Il prof. Gambino è convinto che il provvedimento, nato - in teoria - per impedire le discriminazioni e le violenze nei confronti di omosessuali e transessuali, potrebbe invece diventare un vero e proprio 'bavaglio' al libero pensiero. "Stiamo andando oltre a ciò che ci ha chiesto l'Europa. Il trattato istitutivo dell'UE prevede una serie di norme contro atti di discriminazione, laddove fossero fondati sull'orientamento sessuale della vittima. Invece si è introdotto il concetto molto ambiguo di 'fondati sull'omofobia', aprendo il ventaglio ad una serie di comportamenti e atteggiamenti che posono incorrere in una sanzione penale, come il carcere. Il nostro ordinamento richiede invece delle norme molto puntuali. I magistrati, laddove dovessero applicare questi reati, si troverebbero invece a dare ognuno un'interpretazione molto diversa su cosa s'intenda per 'atto di discriminazione fondato su omofobia' ". Secondo Gambino la presunzione che la norma sia in realtà una sorta di apripista a successive proposte di legge per introdurre in Italia il matrimonio tra omosessuali o l'adozione da parte di coppie gay o lesbo è giustificata proprio dalla sua ambiguità. "Nel momento in cui si stabilisce che incorre in un reato colui che istiga a commettere atti di discriminazione fondati sull'omofobia, si può sottintendere che sia colpevole anche chi esprime semplicemente la libera opinione che non sia famiglia quella composta da una coppia omosessuale. Anche alcune scelte, nell'ambito educativo per esempio, potrebbero essere considerate istigazione all'omofobia. L'attuale testo potrebbe aprire questa deriva e rischia di mettere il bavaglio a opinioni contrarie alla cosiddetta teoria del 'gender' e addirittura sanzionarle come reati impedendo qualsiasi sereno dibattito, per esempio, sull'adozione di una legge che riguardi i matrimoni tra gay". Da alcuni mesi è attivoil gruppo 'Manif pour tous-Italia' che - sulla scia dell'omonima organizzazione francese - chiede un dibattito libero su questi temi e attacca il progetto di legge e le sue possibili conseguenze liberticide. "Abbiamo voluto ricreare, con una specificità italiana, il movimento apolitico e aconfessionale che la scorsa stagione ha portato in piazza in Francia circa un milione di persone", spiega Maxime Nogier, portavoce di Manif pour tous-Italia. "La nostra è stata una reazione popolare e spontanea. Questa legge è infatti per noi contro coscienza e il Parlamento non può arrogarsi il diritto di modificare il significato della famiglia e dell'unione tra un uomo e una donna". "Non abbiamo nulla contro gli omosessuali, ma per noi il punto centrale è che ogni bambino ha diritto ad avere un padre e una madre. Per cui le nostre manifestazioni non cercano lo scontro, vogliono solo tutelare le nostre radici e il nostro futuro. La natura della relazione tra un uomo e una donna conduce alla vita e il lavoro educativo dei genitori per il bene di tutto il paese va difeso e mantenuto".
(A cura di Fabio Colagrande)







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