2013-09-18 08:00:32

Consiglio di Sicurezza Onu spaccato sulla Siria. Sul terreno ancora violenze


Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu – ancora una volta – si spacca sulla Siria. L’obiettivo è quello di arrivare ad risoluzione che recepisca l'accordo sul disarmo chimico, raggiunto da Stati Uniti e Russia a Ginevra. Ma Washington - insieme a Londra e Parigi - continua a insistere sulla necessità di inserire nel testo Onu il “capitolo 7” della Carta delle Nazioni Unite, quello che prevede come ultima ratio l'uso della forza in caso di inadempienza. Completamente contraria a questa ipotesi la Russia. Intanto la crisi siriana dominerà il dibattito inaugurale della 68esima Assemblea Generale dell’Onu, apertasi ufficialmente ieri a New York. Il servizio di Elena Molinari:RealAudioMP3

I delegati dei 190 Stati membri giunti al Palazzo di vetro hanno infatti già ricevuto un resoconto sull’attacco al gas nervino del 21 agosto a Damasco. E anche se l’intervento del nuovo presidente dell’Assemblea, John Ashe, ha sottolineato i temi dello sviluppo, dei giovani e dei diritti umani, subito dopo il segretario generale Ban Ki-moon è tornato a parlare di Siria. “Occorre tradurre in azione l’accordo Usa-Russia sulle armi chimiche – ha detto –. Farò un forte appello all’azione ai leader mondiali alla prossima Assemblea”. All’Onu sono attesi nei prossimi giorni 131 capi di stato e di governo e una sessantina di ministri degli esteri. Tutti interverranno al dibattito generale della prossima settimana, con discorsi che verranno ascoltati in tutto il mondo. Un sondaggio internazionale condotto dal centro americano Pew Research ha, infatti, messo in luce che la vasta maggioranza degli intervistati ha un’opinione favorevole alle Nazioni Unite.

E sul terreno continuano le violenze, mentre l’Onu denuncia: sono almeno 7 milioni le persone che hanno urgente bisogno di aiuti. Il servizio è di Marina Calculli:RealAudioMP3

Un’autobomba a Bab al-Hawa, al confine tra Turchia e Siria, è esplosa ieri provocando la morte di 12 persone. La frontiera tra i due Paesi continua, dunque, a surriscaldarsi dopo l’abbattimento di un elicottero siriano da parte dell’aviazione turca. E su questo episodio si riapre il dossier a partire da una fonte dei ribelli, secondo cui i piloti non sarebbero morti in volo. Uno di essi, una volta paracadutatosi a terra, sarebbe stato ucciso dai combattenti anti-regime. Dell’altro, invece, si è persa ogni traccia. Nei pressi di Damasco, poi, le forze governative hanno ripreso parte della località di Chabaa, sulla via dell’aeroporto internazionale. Nell’operazione, accanto all’esercito, hanno combattuto anche le milizie di Hezbollah. E a due anni e mezzo dall’inizio della crisi, l’emergenza umanitaria si aggrava sempre di più. Secondo le ultime stime dell’ONU oltre 7 milioni di persone hanno bisogno di un aiuto urgente. Tra questi oltre due milioni hanno lasciato la Siria riversandosi nei Paesi limitrofi. Solo in Libano si stima che i profughi siano oltre un milione.







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