Filippine: crisi di Zamboanga vicina alla soluzione, l’esercito avanza contro gli
islamisti
L’operazione in risposta alla rivolta della popolazione islamica di Zamboanga, nelle
Filippine, sarebbe vicina alla conclusione, lo annunciano fonti militari che dichiarano
che, oltre il 70% delle aree in cui erano scoppiati gli scontri, sono di nuovo sotto
il controllo dell’esercito filippino e non si registrano più violenze. Ier mattina,
riporta l’agenzia Misna, è stata anche annunciata la liberazione di circa 80 ostaggi
che i ribelli avevano rapito per rallentare l’avanzata dell’esercito governativo e
trattare una via d’uscita dalla regione, che però non è stata concessa. Tra gli ostaggi
rilasciati, conferma l’amministratore apostolico mons. Crisologo Manongas, ci sono
anche il padre e il nipote del sacerdote liberato dai ribelli nei giorni scorsi. La
crisi ha portato, fino ad ora, a circa un centinaio di morti, la maggior parte dei
quali tra i guerriglieri, decine di feriti e migliaia di sfollati. La situazione,
sebbene vicina ad una stabilizzazione, resta incerta e sviluppi imprevedibili sono
ancora tra le possibilità messe in conto dai militari che stanno operando per evitare
al massimo le perdite tra i civili, mentre due bombe sono state fatte esplodere dai
ribelli in due cinema nella città di Davao. Intanto si cominciano già a valutare i
danni dell'operazione militare che oltre alle vittime, spiega a Fides il padre missionario
Angel Calvo, riguardano soprattutto la distruzione dell'intenso lavoro diplomatico
portato avanti da Ong e missionari che da anni portano avanti un lento processo per
il dialogo e la pacificazione tra le comunità cristiane e musulmane. Secondo padre
Calvo il governo "non ha esplorato tutte le possibili vie diplomatiche" e l'intervento
militare a Zamboanga è stato deciso in maniera "frettolosa". (D.P.)