2013-09-17 16:13:25

Congo: nuovi colloqui per dare pace e stabilità al Paese


La Repubblica Democratica del Congo resta in primo piano sulla scena internazionale per i tentativi in atto di riportarvi pace e stabilità. Prosegue intanto la concertazione nazionale avviata a Kinshasa dal presidente Joseph Kabila per tentare di mettere fine alla crisi politica e sociale del Paese, percorso da ostilità tra esercito e forze ribelli. Roberta Gisotti ha intervistato Giusy Baioni, giornalista esperta della regione africana e membro dell’Associazione "Beati costruttori di pace":RealAudioMP3

D. – Chi sta partecipando a questa concertazione? Vi sono elementi di novità nelle trattative che fanno ben sperare, o si tratta di colloqui per valutare, più che altro, la distanza tra le parti?

R. – Ci sono elementi di novità, perché in queste concertazioni che si sono aperte il 7 settembre partecipano le parti politiche in gioco – quindi il partito del presidente Kabila – e tutti i partiti di opposizione, e anche la società civile. Quindi, si cerca di avviare un dialogo il più possibile inclusivo, tant’è che proprio l’altro ieri addirittura anche gruppi armati dell’est hanno chiesto di poter partecipare. Sono gruppi armati minori che si sono radunati insieme e hanno chiesto di essere ammessi a queste concertazioni, cosa che invece di per sé non è contemplata perché i gruppi armati non fanno parte di questo tentativo di dialogo. Quello che ha incuriosito e che ha molto sorpreso è che sono state nominati l’altro giorno tre personaggi come esperti: Tshisekedi, Bemba e Kamerhe. Tshisekedi è il perdente alle ultime elezioni che continua a proclamarsi vincitore a distanza di due anni, rispetto al presidente in carica, Kabila; poi, Jean-Pierre Bemba, attualmente detenuto all’Aja - quindi si capiscono anche le contraddizioni - e Vital Kamerhe, che invece è stato presidente del parlamento ed è un forte oppositore di Kabila. Comunque, il fatto che questi tre personaggi così diversi siano stati nominati come esperti, farebbe ben sperare.

D. – La crisi politica e sociale del Paese africano è strettamente legata alle ostilità tra esercito governativo e forze ribelli. Come sta andando, invece, il percorso parallelo per riportare la pace che – sappiamo – è stato avviato con il supporto dei Paesi dei Grandi Laghi?

R. – Dunque, questo dialogo parallelo che si sta svolgendo a Kampala, in Uganda, attualmente è a porte chiuse, quindi non si sa quasi nulla: al momento, non stanno trapelando notizie. In parallelo, però, il presidente Kabila avviando proprio le concertazioni nazionali, ha dichiarato che uno degli scopi principali di questi colloqui è arrivare ad una pace duratura all’est e che se il movimento ribelle M23 non deporrà le armi e non si impegnerà a Kampala a giungere ad una pacificazione, dal canto suo l’esercito congolese continuerà a fare - tra virgolette - il "suo dovere”.

D. – Quindi, la partita è tutta da giocare, ancora?

R. – Esatto. Sì, è ancora tutta aperta. Staremo a vedere. Si sono dati 14 giorni di tempo, a Kampala, e vedremo che cosa ne uscirà, da questi ennesimi colloqui!







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