Settimane Sociali di Torino: "La famiglia non è un affare privato, ha un profilo politico"
"Alla Settimana
Sociale di Torino ha partecipato una rappresentanza del Popolo di Dio, gente normale,
profondamente colpita dalla crisi, non appartentenente alla 'casta'. Persone reduci
da una stagione ecclesiale in cui, nonostante i richiami dei pastori, si è diffusa
troppa attenzione alla pastorale e poca attenzione per l'apostolato dei laici".
Lo spiega il sociologo Luca Diotallevi, vicepresidente del Comitato Scientifico
e Organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani al termine
dell'Appuntamento di Torino, (12-15 settembre) dedicato al tema della 'Famiglia,
speranza e futuro della società italiana'."Di fronte a queste premesse i rischi
della Settimana di Torino erano quelli di fare un discorso tutto interno, autoreferenziale,
e la strumentalizzazione in termini identitari della famiglia. Direi che alla fine
del convegno abbiamo avuto la conferma che i cattolici italiani fanno fatica, come
tutti, in questo momento difficile. Ma, se correttamente sollecitati - com'è stato
dalla prolusione del card. Bagnasco, dagli interventi dei relatori e dagli abbondanti
lavori di gruppo - sono capaci di esprimere una realtà positiva: l'interesse per il
bene comune e il coraggio di presentare la famiglia, fondata sul matrimonio, come
un servizio al bene comune e non come un gruppetto qualsiasi nella società". "Se
noi pensiamo all'idea di società adeguata al bene comune - spiega ancora Diotallevi
- non possiamo più pensare a una serie di corpi intermedi sottoposti alla cappa dello
Stato. Ma dobbiamo pensare a una 'governance poliarchica' della società, in cui la
famiglia è una delle dimensioni, come la politica, il mercato, la scuola, e così via".
"Quella che nella sua prolusione Bagnasco ha chiamato 'architettura e logica dela
famiglia' è un pezzo della struttura di una società che è tante cose e non solo Stato.
In questo senso, la dialettica tra i discorsi dei partecipanti e i discorsi, un po'
tradizionali, che ci sono venuti a fare i politici è stata molto interessante". "Spesso
si riduce la famiglia agli affetti e gli affetti a una questione privata. E lo Stato
assume su di sé compiti che invece la famiglia è in grado di svolgere molto meglio,
come quello dell'educazione" conclude Diotallevi. "Perché la famiglia non è un affare
privato, ma un elemento insostituibile dell'architettura della civitas.
Perciò oggi è scorretto dire che l'Italia non è uno Stato ma una Repubblica, nonostante
lo affermi la nostra Costituzione. Per questo bisognerà combattere, ma siamo fiduciosi
e soprattutto i cattolici italiani comprendono questa sfida". (A cura di Fabio
Colagrande)