di Don Concetto Occhipinti, Rettore del Seminario romano maggiore Poter avere
un confronto diretto con la paternità spirituale del Papa mette le ali. Io ho avuto
la possibilità di conoscere tanti sacerdoti. Conosco la loro generosità, anche le
loro fatiche. Sono stato vice parroco, parroco. Che la testimonianza del Santo Padre
tra noi possa alleggerire quello che a volte può diventare un giogo un po’ pesante,
che può portare i sacerdoti ad essere dediti all’azione pastorale ma quasi inavvicinabili
dai fedeli, i quali spesso ci vedono troppo di corsa. Il Papa ha incontrato
il clero romano nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Per prepararsi all'incontro
i preti - su esplicito desiderio del Santo Padre - hanno ricevuto una lettera scritta
nel 2008 dall'allora cardinale Bergoglio, per presentare l'identità presbiterale alla
luce del Documento di Aparecida, scaturito dalla V Conferenza dell'episcopato latinoamericano.
In questo testo è contenuta l'affermazione: "la Chiesa ha bisogno di pastori del popolo
e non di chierici di Stato", ripetuta da Bergoglio nell'omelia rivolta il 23 maggio
ai vescovi italiani riuniti in Vaticano per la loro assemblea generale. E tra le espressioni
ormai più conosciute di questi sei mesi di pontificato c'è quella rivolta proprio
ai sacerdoti di ‘portare l’odore delle pecore’. "Io non posso dimenticarla", ci dice
Don Occhipinti. "Sono convinto che nessuno dei preti della diocesi di Roma ha iniziato
il nuovo anno pastorale senza tener conto di questa luce, di questa bellezza del Vangelo
che il Santo Padre ci offre tutti i giorni". E aggiunge: "Così come un matrimonio
è tale solo se è senza condizioni, la vita consacrata del sacerdote è tale se non
è basata sulle sicurezze. L’invito che più volte il Papa ci ha fatto ad essere ‘fecondi’
io lo vedo come invito a dare tutto al Signore nel momento presente per la missione
che ci affida. Se non decidiamo di dare tutto, anche dando il 98% - lo dico spesso
ai seminaristi – non abbiamo dato nulla. Quel 2% che non abbiamo dato rende tutto
sterile. Bisogna insomma che viviamo la nostra vita senza riserve. Questo costituisce
un’autentica comunione nuziale con il Signore Gesù". (a cura di Antonella Palermo)