Caritas Sardegna presenta i dati sulla povertà: numeri raddoppiati in due anni
Quasi raddoppiato in due anni il numero delle persone che in Sardegna bussano ai Centri
di ascolto Caritas. Il dato è emerso ieri, a sei giorni dalla visita del Papa nell’isola,
durante la presentazione a Cagliari dei dati 2013 sulla povertà. Presente mons. Arrigo
Miglio, arcivescovo di Cagliari e presidente della Conferenza episcopale sarda. Il
servizio di Paolo Ondarza:
Sono oltre 5.700
le persone ascoltate nei centri Caritas in Sardegna solo nel primo trimestre 2013.
Un dato emblematico degli effetti della crisi, se si pensa che nel 2011 e nel 2012
le persone ascoltate erano state rispettivamente 4.800 e 6.039. Mons. Arrigo Miglio,
presidente della Conferenza episcopale sarda:
R. - Nel giro di due anni è quasi
raddoppiato il numero delle persone che si rivolgono ai Centri Caritas ed è molto
aumentata la richiesta di beni primari, come il cibo.
D. - Il disagio sociale
continua ad interessare prevalentemente donne, quarantenni, persone sposate da non
moltissimi anni, spesso - nel 65% dei casi - in condizione di disoccupazione:
R.
- I dati della disoccupazione, per quanto riguarda i giovani, riportano quasi il 50
per cento, cui bisognerebbe aggiungere il dato dei giovani che emigrano. Certamente
sia il sistema del welfare, sia il fisco sono più pesanti con le famiglie. Quindi
le situazioni di maggiore povertà si registrano nei nuclei familiari. All’interno
di un richiamo alle istituzioni a considerare più al centro la famiglia, ci sono delle
proposte concrete per quanto riguarda il quoziente familiare, il calcolo dell’Isee
eccetera…Ci sono tante proposte; quella perfetta non esiste. Però si chiede che almeno
qualcuna venga presa in considerazione.
D. - Al momento sono solo proposte?
Non risulta un’applicazione, ad esempio, del quoziente familiare?
R. - Riguardo
al quoziente familiare, mi pare proprio che siamo fermi.
D. - Al contrario
di quanto potrebbe sembrare i senza dimora, che pure chiedono aiuto, sono appena il
5,2% contro il 94% delle persone ascoltate aventi un domicilio proprio.
R.
- Sì, questo conferma, appunto, che la povertà dell’immaginario collettivo del “barbone”,
del senza fissa dimora, non coglie la vera situazione reale del Paese.
D.
- I nuovi poveri di cui si parla da qualche anno?
R. - L’elenco di suicidi
che abbiamo avuto in questi ultimi mesi non riguardano barboni o senza fissa dimora,
sono piccoli commercianti, piccole imprese… povertà ancora più nascoste, che non emergono
e purtroppo quando ce ne accorgiamo, qualche volta è tardi.
D. - Significativo
anche il dato relativo all’istruzione: più vulnerabili sono le persone meno istruite...
R.
- Sì, questo è un dato riscontrato anche a livello nazionale, nella recente Settimana
sociale. Anche da questo punto di vista, la Sardegna si rivela una delle regioni più
deboli, in cui l’abbandono scolastico è molto forte.
D. - Alla luce di questi
dati, come vivete l’attesa del Papa?
R. - La presentazione di questi dati in
vista della visita di Papa Francesco è stata fatta proprio per questo: per aiutare
tutti a riflettere, affinché questi dati concreti ci aiutino a prendere sul serio,
a tradurre in cammino concreto le parole che il Santo Padre ci rivolgerà. Ma il suo
gesto di voler venire in Sardegna è già un messaggio. Il Papa ci dice da dove si deve
ripartire: si deve ripartire là dove le povertà sono più forti.
D. - Qual
è il Suo auspicio per la visita del Papa, un appuntamento importante che tutta la
Sardegna si prepara a vivere?
R. - Il mio auspicio è che quello che il Papa
dirà per la Sardegna, per la sua situazione, sia colto da tutto il Paese, soprattutto
da coloro che hanno responsabilità a livello nazionale. Anche da questo punto di vista,
quindi, spero che la Sardegna possa essere un “laboratorio”. Penso a quanto già disse
Papa Benedetto XVI nel 2008, dal piazzale del Santuario di Bonaria, quando sottolineò
il bisogno di una nuova classe politica, di cattolici impegnati in politica, a servizio
del bene comune del Paese. E questo gesto di Papa Francesco spero sia un messaggio
non solo per la Sardegna, ma anche per tutto il Paese.