Amore per il popolo e umiltà, virtù necessarie per chi governa: così il Papa a Santa
Marta
Umiltà e amore sono caratteristiche indispensabili per chi governa, mentre i cittadini,
soprattutto se cattolici, non possono disinteressarsi della politica: è quanto ha
detto Papa Francesco lunedì mattina durante la Messa a Santa Marta, invitando anche
a pregare per le autorità. Ce ne parla Sergio Centofanti:
Il Vangelo del
centurione che chiede con umiltà e fiducia la guarigione del servo e la lettera di
San Paolo a Timoteo con l’invito a pregare per i governanti, hanno dato lo spunto
al Papa per “riflettere sul servizio dell’autorità”. Chi governa – afferma Papa Francesco
– “deve amare il suo popolo”, perché “un governante che non ama, non può governare:
al massimo potrà disciplinare, mettere un po’ di ordine, ma non governare”. Il Papa
pensa a Davide, “a come amava il suo popolo”, tanto che dopo il peccato del censimento
dice al Signore di non punire il popolo ma lui. Così, “le due virtù di un governante”
sono l’amore per il popolo e l’umiltà:
“Non si può governare senza amore
al popolo e senza umiltà! E ogni uomo, ogni donna che deve prendere possesso di un
servizio di governo, deve farsi queste due domande: ‘Io amo il mio popolo, per servirlo
meglio? Sono umile e sento tutti gli altri, le diverse opinioni, per scegliere la
migliore strada?’. Se non si fa queste domande il suo governo non sarà buono. Il governante,
uomo o donna, che ama il suo popolo è un uomo o una donna umile”.
D’altra
parte, San Paolo esorta i governati ad elevare preghiere “per tutti quelli che stanno
al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla”. I cittadini non
possono disinteressarsi della politica:
“Nessuno di noi può dire: ‘Ma io
non c’entro in questo, loro governano…'. No, no, io sono responsabile del loro governo
e devo fare il meglio perché loro governino bene e devo fare il meglio partecipando
nella politica come io posso’. La politica - dice la Dottrina Sociale della Chiesa
- è una delle forme più alte della carità, perché è servire il bene comune. Io non
posso lavarmi le mani, eh? Tutti dobbiamo dare qualcosa!”.
C’è l’abitudine
– osserva il Papa – di dire solo male dei governanti e fare chiacchiere sulle “cose
che non vanno bene”: “e tu senti il servizio della Tv e bastonano, bastonano; tu leggi
il giornale e bastonano …. sempre il male, sempre contro!”. Forse – ha proseguito
– “il governante, sì, è un peccatore, come Davide lo era, ma io devo collaborare con
la mia opinione, con la mia parola, anche con la mia correzione” perché tutti “dobbiamo
partecipare al bene comune!”. E se “tante volte abbiamo sentito: ‘un buon cattolico
non si immischia in politica’ – ha sottolineato - questo non è vero, quella non è
una buona strada”:
“Un buon cattolico si immischia in politica, offrendo
il meglio di sé, perché il governante possa governare. Ma qual è la cosa migliore
che noi possiamo offrire ai governanti? La preghiera! E’ quello che Paolo dice: ‘Preghiera
per tutti gli uomini e per il re e per tutti quelli che stanno al potere’. ‘Ma, Padre,
quella è una cattiva persona, deve andare all’inferno…’. ‘Prega per lui, prega per
lei, perché possa governare bene, perché ami il suo popolo, perché serva il suo popolo,
perché sia umile!’. Un cristiano che non prega per i governanti, non è un buon cristiano!
‘Ma, Padre, come pregherò per questo? Questa è una persona che non va...’. ‘Prega
perché si converta!’. Ma pregare. E questo non lo dico io, lo dice San Paolo, la Parola
di Dio”.
Dunque – conclude il Papa – “diamo il meglio di noi, idee, suggerimenti,
il meglio, ma soprattutto il meglio è la preghiera. Preghiamo per i governanti, perché
ci governino bene, perché portino la nostra patria, la nostra nazione avanti e anche
il mondo, che ci sia la pace e il bene comune”.