Conclusa la Settimana sociale dei cattolici italiani: la ripresa del Paese deve partire
dalla famiglia
Con un messaggio di gratitudine e di affetto per Papa Francesco si è chiusa a Torino
la 47.ma Settimana sociale dei cattolici italiani. Il magistero del Vescovo di Roma
e il suo saluto all’assemblea, che ha raccolto 1.300 delegati da tutta Italia, sono
stati, ha detto mons. Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari e presidente del Comitato
organizzatore, il costante riferimento dei lavori di questi giorni. Lavori che hanno
espresso una certezza e formulato diverse proposte. La certezza: “Il ‘new deal’ italiano,
cioè la rinascita del Paese, deve partire dalla famiglia”, ha detto Franco Pasquali,
di Retinopera. Le proposte: un fisco equo con sgravi e facilitazioni per chi ha figli,
necessità di rivedere i meccanismi del welfare. Maggiore attenzione e rispetto dei
media verso la famiglia, un più efficace collegamento tra tutte le agenzie educative
e in definitiva il riconoscimento del “ruolo pubblico” e non solo privato delle famiglie.
Il sociologo Luca Diotallevi ha sottolineato: “Nessun servile ossequio. Ai cattolici
spetta il compito di controllare le dichiarazioni” che vengono fatte dai politici.
Dunque occorre rimettere la famiglia davvero al centro della società. In sostanza,
come ha concluso mons. Miglio, “la nostra missione deve anch’essa farsi progetto,
per continuità ed efficacia”. La Settimana sociale è finita. Ma il lavoro a favore
della famiglia comincia adesso. (A cura di Mimmo Muolo)
Per
un bilancio dell’appuntamento di Torino, Federico Piana ha intervistato il
presidente di Azione Cattolica, Franco Miano:
R. – Sicuramente
è un bilancio molto positivo. Prima di tutto, perché la Settimana sociale è sempre
un momento in cui i laici, i sacerdoti, i vescovi si incontrano per riflettere su
qualcosa che sta a cuore ai cattolici, ma stando a cuore ai cattolici sta a cuore
al Paese. E in questo caso, la famiglia come speranza e futuro per la società italiana,
non come un tema interno, una questione interna al mondo cattolico. E questo è stato
in questi giorni, durante lo svolgimento dei lavori, ampiamente ribadito perché la
famiglia è un bene per la Chiesa, è un bene per i credenti ma è un bene da promuovere
anche per la società.
D. – Come sintetizzerebbe i lavori di Torino?
R.
– Partendo dalla prolusione del cardinale Bagnasco e da una serie di approfondimenti
che sono seguiti. Sono stati ribaditi i riferimenti fondamentali sul modo di intendere
la famiglia: la famiglia che nasce dall’unità di un uomo e di una donna, la famiglia
aperta ai figli, alla vita, aperta all’impegno e all’assunzione di responsabilità.
E’ stata sottolineata la bellezza dell’essere famiglia, pur nelle difficoltà dell’oggi
– non piccole! – e nello stesso tempo, però, sono stati individuati una serie di nodi
problematici, relativi alla necessità di un fisco più equo per le famiglie, relativi
alla necessità di politiche per il lavoro, per le nuove famiglie, per le famiglie
dei giovani, e promuovere un senso di solidarietà tra le famiglie.
D. – Da
questa Settimana è uscito un appello alle forze politiche ad occuparsi di più di famiglia?
R.
– Sì: un appello forte perché la famiglia possa effettivamente continuare ad essere
risorsa preziosa per il futuro della società italiana. Si è messo in evidenza con
chiarezza che senza una rinnovata centralità per la famiglia, la società italiana
rimane più povera ed è costretta ad essere sempre più povera. Quindi, da questo punto
di vista c’è una responsabilità della politica che è stata ampiamente invocata ed
evocata.