2013-09-14 14:49:53

Rapporto dell’Oim: migrazioni anche da nord verso sud del mondo


La migrazione migliora o no le condizioni di vita? In che misura i migranti sono soddisfatti della loro vita rispetto alla popolazione locale e quanto è difficile per loro trovare un lavoro? È più probabile che abbiano problemi di salute? A tutte queste domande e a molte altre ancora sul tema, cerca di dare risposte il Rapporto mondiale sulle migrazioni 2013, pubblicato dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). L’approccio attraverso il quale il rapporto intende dipingere un quadro sulle nuove prospettive di vita dei migranti nel mondo, è piuttosto originale, perché si fonda su sei dimensioni fondamentali del benessere. Il dossier sfata anche una credenza comune secondo cui la migrazione nel mondo interessi solo la direttrice sud-nord. Le persone, infatti, che si muovono da un sud del mondo in via di sviluppo verso un nord più ricco – secondo il documento – sono circa il 40% del totale; poi c’è un 33% che viaggia tra Paesi del sud; il 22% tra Paesi del nord e un restante 5% che dal nord migra verso il sud. Ovviamente sono tipi di migrazione molto diversi tra loro, che l’Oim misura attraverso la percezione del benessere degli interessati (l’istituto Gallup ne ha intervistati oltre 25mila in 150 Paesi): in genere, a segnalare veri miglioramenti di vita sono coloro che si spostano all’interno del nord, mentre la migrazione da sud a sud è spesso legata a condizioni drammatiche e questioni di mera sopravvivenza, non di miglioramento del benessere. Se le persone che si spostano dal nord al sud hanno, inoltre, esperienze contrastanti a seconda che nelle proprie valutazioni personali pesi di più la maggiore economicità del Paese di destinazione o l’assenza di reti sociali in questo stesso; chi dal sud va verso nord segnala, in genere, esperienze deludenti e condizioni di vita peggiori rispetto al Paese d’origine. Ciò è legato soprattutto a questioni come la difficoltà di trovare un alloggio e di ottenere un lavoro. Questo approccio è originale se si pensa che normalmente il grado di benessere del singolo – che è tra gli obiettivi di sviluppo del Millennio – viene misurato con indicatori economici quali il Pil e la quantità di denaro che i migranti spediscono a casa. Interessante è anche il tema della propensione alla migrazione, che si presume connessa alle condizioni del Paese d’origine: si osserva, invece, che la gente del nord è più propensa a migrare (fra il 3.6 e il 5.2% della popolazione) rispetto a quella del sud (3%), tanto che le persone in movimento dal nord al sud risultano essere circa 7 milioni. Tra questi, ad esempio, cittadini statunitensi che si trasferiscono in Messico o Sudafrica; tedeschi che vanno a vivere in Turchia e portoghesi che migrano in Brasile. Infine, un ultimo luogo comune sfatato: il livello di disoccupazione, che tra i migranti raggiunge quota 13% contro l’8% delle popolazioni locali. (A cura di Roberta Barbi)







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