Gli Stati Uniti non insisteranno nell'inserire nella bozza di risoluzione dell'Onu
la minaccia di un'azione militare contro il regime siriano. Intanto il Segretario
delle Nazioni Unite Ban Ki moon si è detto scettico della volontà di Damasco di liberarsi
delle armi chimiche e ribadisce Assad ha commesso crimini contro l’umanità. In questo
scenario Al Qaeda torna a minacciare la Casa Bianca. Sentiamo Marina Calculli:
La seconda giornata
delle trattative russo-americane sulla Siria si è chiusa con il rilancio di “Ginevra
2”, la conferenza di pace internazionale, posticipata continuamente da Maggio scorso.
Mosca però ribadisce che gli Stati Uniti dovranno ritirare la minaccia di un’azione
militare e loda l’impegno di Bashar al-Asad che aderirà alla Convenzione del 1993
sulle armi chimiche. Ma la stessa America sembra in realtà già aver abbandonato i
toni bellici delle scorse settimane. Lo stesso Kerry ha detto che “Obama è profondamente
impegnato nella ricerca di una soluzione pacifica” anche se il presidente statunitense
ha detto che lo smantellamento dell’arsenale chimico di Asad dovrà essere verificato.
La Francia, però, non è soddisfatta, ritiene insufficienti le dichiarazioni di Asad
e fa un appello perché si armi l’opposizione. E sulle aperture diplomatiche russo-statunitensi
piomba anche il monito di Ban Ki Moon: “Asad ha compiuto crimini contro l’umanità”.
Il palazzo di vetro inoltre anticipa che il rapporto degli ispettori dell’ONU confermerà
che l’uso di armi chimiche c’è stato, pur senza attribuire una responsabilità esplicita
al regime di Damasco. E sempre secondo del Palazzo di Vetro, il regime di Asad ostacolerebbe
puntualmente l’arrivo degli aiuti e dei soccorsi negli ospedali controllati dall’opposizione
come politica di stato. Intanto il leader si al-Qaeda Ayman al-Zawahiri invita i suoi
seguaci a compiere attentati in America per danneggiare l’economia statunitense e
avverte i combattenti quedisti in Siria: non fate accordi con i laici.
E, riguardo
gli effetti che le dure accuse dell’Onu al presidente Assad potrebbero avere sull’esito
delle trattative per la soluzione della crisi siriana, Giancarlo La Vella ha
intervistato Maurizio Simoncelli, di Archivio Disarmo:
R. - Questo
attacco verbale del segretario generale delle Nazioni Unite lascia molto sorpresi,
perché in realtà fa accuse giustissime, ma che non sembrano utili a un processo di
pacificazione.
D. – Ban Ki-moon ha detto anche che comunque il presidente
Assad, anche dopo la fine della crisi siriana, dovrà essere processato per crimini
contro l’umanità. È questo motivo di preoccupazione ulteriore per il buon andamento
del negoziato che Washington e Mosca cercano di portare avanti?
R. – Certamente
quello che Assad ha fatto non può essere dimenticato, né sottaciuto. Non si capisce
però la tempistica. È anche vero, almeno dalle testimonianze, che anche da parte delle
forze ribelli sembra che atti di questo genere ce ne siano stati tanti. Comunque la
comunità internazionale dovrebbe valutare bene la soluzione migliore: non ci troviamo
di fronte ad una sfida tra buoni e cattivi, ma ci troviamo in una situazione molto
più complessa, molto più drammatica, dove purtroppo il prezzo maggiore lo sta pagando
la popolazione civile, vittima principale di questa guerra.
E di Siria, ma
non solo, si è parlato ieri a Bishkek, in Kirghizistan, dove si sono riuniti i rappresentanti
dei Paesi del Gruppo di Shangai, di cui fanno parte Russia, Cina e altri Stati asiatici
e ex sovietici. In evidenza l’intervento del presidente russo Putin. Ce ne parla Giuseppe
D’Amato:
La scelta siriana
di consegnare l’arsenale chimico, ha detto il capo del Cremlino, è un serio passo
verso la soluzione della guerra. Con preoccupazione il Gruppo di Shanghaj guarda al
prossimo ritiro della Nato dall’Afghanistan. A Bishkek si è tentato di unire gli sforzi
e definire una linea comune. Molte aspettative erano riposte anche nell’incontro bilaterale
tra Putin ed il neopresidente iraniano Rohani, invitato al summit di Bishkek. Quest’ultimo
ha comunicato che la data per la ripresa dei negoziati col gruppo 5+1 per il programma
nucleare verrà stabilita entro settembre alle Nazioni Unite. Teheran sarebbe ancora
interessata all’acquisto delle difese antimissilistiche russe S-300, commessa bloccata
nel 2010 dall’allora presidente russo Medvedev.