Russia e Stati Uniti hanno trovato un accordo per il controllo dell’arsenale chimico
siriano. Il governo di Damasco deve fornire, entro una settimana, una lista delle
proprie armi chimiche. Ma se la diplomazia fallisce – ha detto il presidente americano
Barack Obama - gli Stati Uniti e la comunità internazionale devono essere preparati
ad agire. Il servizio di Marina Calculli:
La via diplomatica
sembra averla avuta vinta sulla soluzione militare. Almeno per ora, l’accordo tra
Russia e Stati Uniti c’è: un piano in sei punti siglato dal segretario di stato John
Kerry e il suo omologo russo Serjei Lavrov che dà al regime di Assad una settimana
di tempo per consegnare la lista delle armi chimiche presenti sul territorio siriano.
L’arsenale dovrà essere completamente distrutto entro la metà del 2014, e già a novembre
un nuovo team di ispettori dell’Onu sarà inviato in Siria. L’accordo, inoltre, sancisce
un impegno preciso per portare la questione in Consiglio di Sicurezza perché si adotti
una risoluzione al più presto. Il principio della risoluzione prevede già che se ci
saranno violazioni dell’accordo da parte di Damasco, uso di armi chimiche sul territorio
nazionale o trasferimenti illeciti, scatterà immediatamente il ricorso al Capitolo
7 della Carta dell’Onu sulle minacce alla pace e gli atti di trasgressione delle regole.
In quel caso un intervento militare sarebbe automaticamente legittimato. Obama si
compiace di aver voluto dare una chance alla diplomazia mentre l’opposizione contesta
l’accordo. I ribelli accusano il regime di stare già trasferendo parti del suo arsenale
in Libano e in Iraq. Intanto la tensione si riaccende al confine tra Siria e Libano.
Tre razzi sono caduti da parte siriana nella valle libanese della Bekka, 30 km a nord
da Baalbek, un villaggio in gran parte sostenitore del partito sciita Hezbollah, a
sua volta alleato strenuo del regime di Damasco.
Il segretario delle Nazioni
Unite, Ban Ki-moon, ha espresso parole durissime sulle responsabilità del governo
di Damasco. Inoltre ha detto che Assad dovrà essere processato per crimini contro
l’umanità. Sulle conseguenze di queste dichiarazioni per le iniziative diplomatiche
in corso Giancalrlo La Vella ha intervistato Maurizio Simoncelli, di
Archivio Disarmo:
R. - Questo
attacco verbale del segretario generale delle Nazioni Unite lascia molto sorpresi.
Certamente quello che Assad ha fatto non può essere sottaciuto. Non si capisce però
la tempistica. È anche vero che anche da parte delle forze ribelli pare che atti di
questo genere ce ne siano stati tanti. Comunque, la comunità internazionale dovrebbe
valutare bene la soluzione migliore: non ci troviamo di fronte ad una sfida tra “buoni
e cattivi”, ma in una situazione molto più complessa, molto più drammatica, dove purtroppo
il prezzo maggiore lo sta pagando la popolazione civile, vittima principale di questa
guerra.
Intanto, il dramma della guerra siriana allarga a macchia d’olio l’emergenza
umanitaria. Sono circa 500 gli immigrati in fuga sbarcati in Italia nelle ultime 24
ore, a riprova della crescente drammaticità della situazione nel Paese stretto nella
morsa del conflitto tra le milizie di Assad, le azioni degli insorti e il rischio
di raid americani.