Siria. Rapporto Onu: il regime spara sugli ospedali. Ban Ki-moon: "crimini contro
l'umanità"
Il presidente siriano Assad ha commesso molti crimini contro l’umanità: lo ha detto
il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, in attesa del rapporto degli
ispettori in Siria sulle armi chimiche. E mentre gli oppositori denuncia che il regime
starebbe trasferendo le armi chimiche in Libano, a Hezbollah, e in Iraq, la commissione
d’inchiesta Onu accusa il regime siriano di attacchi sistematici contro gli ospedali.
La cronaca nel servizio di Marina Calculli:
La grande
novità emersa dalla seconda giornata delle trattative russo-americane sulla Siria
è il rinnovato impegno per indire una conferenza di pace: la cosiddetta “Ginevra 2”,
intesa come il seguito del primo, fallito, summit internazionale sulla Siria tenutosi
nel 2012 nella città svizzera. Ad annunciarlo a termine dell’incontro di oggi sono
stati direttamente il Segretario di Stato americano John Kerry e il ministro degli
esteri russo Sergei Lavrov, assieme all’emissario internazionale sulla Siria Lakhdar
Brahimi. Mosca però ribadisce che gli Stati Uniti dovranno ritirare la minaccia di
un’azione militare e loda l’impegno del regime di Assad di aderire alla Convenzione
Onu del 1993 sulle armi chimiche. La stessa America sembra in realtà già aver abbandonato
i toni bellici delle scorse settimane. Kerry ha detto che “Obama è profondamente impegnato
nella ricerca di una soluzione pacifica”. Il prossimo incontro tra la diplomazia russa
e quella statunitense è previsto per il 28 settembre a New York. In quella data “Ginevra
2” dovrebbe essere ufficializzata. Sulle nuova aperture diplomatiche, tuttavia, piomba
il monito di Ban Ki-moon: “Assad ha compiuto crimini contro l’umanità”. Il Palazzo
di Vetro inoltre anticipa che il rapporto degli ispettori dell’ONU confermerà che
l’uso di armi chimiche c’è stato, pur senza attribuire una responsabilità esplicita
al regime di Damasco.
Per fare il punto sulla situazione, Roberta Barbi
ha contattato il prof. Paolo Branca, docente di Storia dei Paesi arabi e dell’Islam
all’Università Cattolica di Milano:
R. – Possiamo
essere soddisfatti: c’è stato un raffreddamento dei “venti di guerra”, come si augurava
il Papa e si auguravano tutte le persone che amano la pace. La lezione che viene da
questo pasticcio è che la politica, anche a livello internazionale, sta perdendo la
sua credibilità.
D. – Sul controllo dell’arsenale chimico, Assad ha posto
le sue condizioni e secondo la stampa americana starebbe già da tempo disseminando
le armi per il Paese per renderne più complicato il reperimento…
R. – Questo
è possibile, però è una questione di sottigliezze. Adesso si parla di armi chimiche
come si parlava di armi di distruzione di massa in Iraq, ma in realtà quando il regime
sparava sui manifestanti pacifici, disarmati, non penso fosse meno grave.
D.
– Dall’altro lato, i ribelli definiscono la decisione di Assad “un chiaro tentativo
per sfuggire all’azione internazionale e alle responsabilità davanti al popolo siriano”…
R.
– Non mi aspettavo un discorso diverso. Hanno probabilmente anche ragione, ma anche
tutte le loro milizie disseminate sul Paese contribuiscono ad aumentare la confusione.
La situazione è tale sul terreno, in Siria, per cui chi interviene e bombarda non
sa chi va a colpire, non sa neanche chi va ad appoggiare. Non era così all’inizio.
D.
– Per lunedì prossimo, è atteso il rapporto degli ispettori Onu sul presunto attacco
chimico del 21 agosto. Servirà a chiarire cosa è realmente accaduto?
R. – Temo
di no, perché so che circolano relazioni diverse. Addirittura, alcuni ribelli hanno
ammesso che avevano usato loro per sbaglio le armi chimiche. In effetti, non si capisce
perché il governo avrebbe dovuto usarle, visto che in certe zone ha già una superiorità
aerea e militare molto netta. È un gran pasticcio, dal quale paradossalmente sembrano
uscire puliti personaggi che forse non se lo meritano.
D. – Washington oggi
ha fatto sapere che le parole del regime siriano “non sono sufficienti a scongiurare
un attacco”. Allora, si può parlare davvero di possibile sblocco della situazione?
R.
– Penso che comunque Washington non possa fare marcia indietro in modo totale anche
per non perdere la faccia: smantellare un arsenale chimico non è una cosa di pochi
giorni, però anche l’elemento sorpresa nell’azione militare è ormai perso totalmente.
L’opzione militare per adesso mi sembra archiviata. Non è detto che poi la crisi non
si riacutizzi in qualche altra forma e non si tiri fuori di nuovo questa opzione che
tra l’altro – come ha detto il Papa – serve molto anche al mercato delle armi da una
parte, poi serve probabilmente a Israele a capire cosa può succedere se si tocca un
“amico” di Teheran e come reagiranno gli Hezbollah. Tutte queste cose hanno il loro
peso.