Siria: sì alla Convenzione contro le armi chimiche. Ma Assad detta le condizioni agli
Usa
Fa sperare il sì del presidente siriano Assad alla proposta russa di porre sotto controllo
l’arsenale chimico di Damasco, dichiarato durante un’intervista tv. Ieri sera a Ginevra
ne hanno parlato il russo Lavrov e l’americano Kerry, con Washington che chiede le
garanzie circa le dichiarazioni siriane. Servizio di Francesca Sabatinelli:
La Siria consegnerà
le proprie armi chimiche, una decisione presa autonomamente e non per le minacce degli
Stati Uniti. Il presidente siriano Bashar al Assad affida la sua promessa ad una tv
russa e subito se ne attiva una parte: all’Onu sono infatti già arrivati i documenti
necessari alla firma della Convenzione internazionale che bandisce le armi chimiche.
Il presidente siriano detta però le sue condizioni: basta armi statunitensi e straniere
ai ribelli, che forse hanno anche arsenali chimici e di qui le accuse dirette a Qatar,
Turchia e Arabia Saudita. Inoltre, aggiunge Assad, la Siria non consegnerà le proprie
armi se Washington continuerà a minacciare un attacco. Se le mosse di Assad possono
essere considerate un successo dei canali diplomatici, vengono interpretate dai ribelli
siriani come un tentativo di guadagnare tempo. Il Libero esercito siriano e la Coalizione
nazionale siriana respingono fermamente la proposta russa. Tra stasera e domani a
Ginevra si incontrano il segretario di Stato americano Kerry e il ministro degli esteri
di Mosca Lavrov, nel tentativo di capire se sia possibile mettere sotto controllo
l’arsenale chimico di Damasco e ridare fiato alla conferenza di pace Ginevra 2. Il
presidente russo Putin intanto avverte: un’azione militare Usa scatenerebbe il caos
e distruggerebbe la credibilità dell’Onu. Le speranze di trovare una soluzione negoziata
al conflitto restano ora nelle mani degli ispettori Onu che probabilmente la prossima
settimana renderanno noto il rapporto sulle ispezioni da loro condotte in Siria, subito
dopo gli attacchi del 21 agosto.
Per un commento sull’incontro di Genevra
tra Kerry e Lavorv, Massimiliano Menichetti ha intervistato il prof. Claudio Lo Jacono
presidente dell’Istituto per l’Oriente:
R. – Questo
incontro potrebbe essere un passo importante per arrivare ad una soluzione politica
che, da tutti i punti di vista, è auspicabile; anche perché c’è un grandissimo rischio
di un nuovo Iraq in Siria.
D. – Ovvero, un intervento armato degli Stati Uniti
innescherebbe altri rigurgiti di terrorismo?
R. – Certamente, quando ci sono
questi Paesi così poco omogenei - dal punto di vista etnico, culturale, religioso
– è facile che tutto cada, senza un governo centrale, nelle mani degli elementi terroristici.
L’ideale sarebbe ovviamente un governo democratico. Finché non ci sarà una chiara
identificazione del movimento anti Assad in chiave liberale, credo che vedere il colpevole
della situazione solo in Assad – che ha le sue enormi e principali responsabilità
– sia un po’ troppo facile.
D. – Assad ha accettato la proposta di Mosca,
forse per evitare la fine di Saddam…
R. – Bisogna anche dire che probabilmente
Obama, con la sua residua presenza in Iraq e in Afghanistan, non aveva tanta voglia
di aprire un terzo fronte tra l’altro pieno di incognite e punti interrogativi. Certo
l’uso delle armi chimiche ha complicato le cose e ora la Russia ha qualche ragione
a pretendere prove incontrovertibili dell’utilizzo da parte del regime, ma temo non
ci saranno mai.
D. – La Russia dice di avere prove dell’utilizzo di armi chimiche
da parte dei ribelli; gli Stati Uniti e la Francia ribadiscono che sono state usate
da Assad. Si saprà mai chi ha utilizzato queste armi?
R. – Credo di no, anche
perché ambedue le parti avevano la possibilità di usarle, sono armi “sporche” che
non sono tanto difficili da costruire e portare sul teatro delle operazioni. Mi sembra
che ciò che viene detto siano, ancora una volta, dichiarazioni politiche senza nessuna
capacità di dimostrare scientificamente ed in modo convincente le teorie che esprimono.
D. – Intanto i ribelli del cosiddetto “Esercito libero siriano” hanno respinto
la proposta Russa…
R. – Certamente. Gli Stati Uniti e la Francia erano pronti
ad armarsi contro il governo di Assad, ed il rientro di questa possibilità nuoce ai
ribelli che avevano sperato in un intervento internazionale. Però chi sono i ribelli?
Varie volte ho ricordato come il fronte anti Assad sia estremamente equivoco: ci sono
sicuramente democratici “liberali”, ma ci sono anche formazioni fondamentaliste e
terroristiche, gruppi aiutati dall’estero. Sappiamo che in questi giochi geopolitici
Arabia Saudita e Qatar sono tra i maggiori fornitori di denaro, Paesi interessati
a dinamiche che tendono a ridisegnare un nuovo-vicino Oriente più comodo ai loro interessi.