Ue: 6 milioni di giovani disoccupati, lanciato piano da 30 miliardi di euro
Dall'inizio della crisi “è stato fatto molto” nella Ue, ma “la crisi non è finita”.
E’ quanto afferma il presidente della Commissione, Manuel Barroso, nel suo discorso
sullo stato dell'Unione davanti alla plenaria del parlamento europeo. Barroso chiede
di accelerare le riforme strutturali e annuncia una bozza di lavoro per "una vera
unione politica dell'Europa". Barroso parla di disoccupazione "economicamente e politicamente
insostenibile e socialmente inaccettabile". E proprio ieri al Parlamento europeo
si è votata la risoluzione per la “Lotta alla disoccupazione giovanile”. Fausta
Speranza ha intervistato la relatrice del provvedimento, la vicepresidente dell’europarlamento,
Roberta Angelilli:
R. – Il parlamento
europeo chiede agli Stati membri ed alla Commissione di agire in fretta, dando priorità
ben precise: la formazione di qualità, legata al mondo del lavoro e delle imprese,
la promozione dell’imprenditorialità giovanile - attraverso l’accesso al credito,
attraverso le start up – proprio per premiare i talenti e le buone idee. Poi,
un utilizzo più serio e concreto dei fondi comunitari, innanzitutto quelli dell’attuale
programmazione che ancora non sono stati spesi. Poi, a partire dal primo gennaio 2014,
i circa otto miliardi di euro destinati proprio ai giovani, alla formazione ed al
lavoro. In ultimo, la riduzione del cuneo fiscale, cioè le tasse sul lavoro, l’incentivazione
dell’assunzione dei giovani all’interno delle imprese e soprattutto delle piccole
e medie imprese (Pmi).
D. – Qual è il quadro dell’Europa? Le situazioni non
sono tutte uguali nei vari Paesi. Ci può dare qualche cifra?
R. – La situazione
dei giovani è seria. All’interno dell’Unione Europea, abbiamo quasi sei milioni di
giovani sotto 25 anni senza lavoro e ci sono sette milioni e mezzo di giovani che
non studiano e non lavorano. Quindi, sono cifre veramente spaventose. A questi giovani
noi dobbiamo non soltanto garantire un lavoro ma dobbiamo investire sul loro futuro,
perché sono il futuro dell’Europa. Le istituzioni quindi devono mettere in atto azioni
concrete a partire dai fondi comunitari, a partire dai finanziamenti della Banca Europea
per gli investimenti che – voglio ricordare – ha messo a disposizione 60 miliardi
di euro proprio per le piccole e medie imprese, per le grandi opere, le infrastrutture.
Tutte azioni che possono ridare ossigeno all’economia, riattivare un circuito virtuoso
e quindi creare posti di lavoro per i giovani, ma anche per tutti i cittadini di tutte
le età. Non dobbiamo infatti dimenticare l’emergenza delle persone che hanno 45-50
anni e che sono state di fatto espulse con la crisi dal mondo del lavoro.
D.
– “Molto è stato fatto” ha detto Barroso, ma la crisi non è finita. È il momento di
fare quelle riforme strutturali che sono state in qualche modo abbozzate?
R.
– Per riforme strutturali – quindi un’Europa più efficiente, più competitiva – bisogna
cercare di ridurre i costi dell’energia che pesano tantissimo sia sulla bolletta energetica
delle imprese, sia su quella delle famiglie: l’energia in Europa costa dal doppio
al triplo rispetto agli Stati Uniti. Questa è una situazione inaccettabile, perché
le imprese perdono di competitività. Stamattina, Barroso ha detto soprattutto: “Lanciamo
un grande piano per il rilancio industriale, per le Pmi, per il manifatturiero”, proprio
perché dobbiamo tornare ad avere un’industria forte e competitiva che è l’unica ricetta
per creare nuovi posti di lavoro e per mantenere quelli attuali.