La famiglia al centro della 47.ma Settimana Sociale, al via a Torino
La famiglia, la sua missione educativa, il suo rapporto con le politiche di welfare
e con quelle migratorie, ma anche l’alleanza con i partner educativi: sarà questo
al centro della 47.ma Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, a Torino da oggi al
15 settembre. “La famiglia, speranza e futuro per la società italiana”, il tema scelto
per i lavori di quest’anno che vedono la partecipazione di oltre 1.300 persone, tra
le quali circa 90 vescovi, 930 laici, 165 tra Associazioni, movimenti e aggregazioni,
190 diocesi e delegazioni straniere. Per venerdì mattina è previsto il saluto del
premier italiano Enrico Letta. Antonella Palermo ha intervistato suor Alessandra
Smerilli, segretario del Comitato Scientifico e Organizzatore, docente di Economia
della Cooperazione all’Università Cattolica di Roma:
R. – Innanzitutto,
credo che siano 60 anni che non si parla di famiglia alla Settimana sociale, quindi
era il momento di porla al centro dell’attenzione. Un altro motivo per cui abbiamo
pensato di parlare di famiglia è che alla scorsa Settimana sociale di Reggio Calabria,
nel 2010, era emerso con forza dai lavori delle assemblee tematiche che uno dei soggetti
creativi e propositivi per la rinascita del Paese è proprio la famiglia, ed emergeva
come un soggetto trasversale. Quindi, come comitato, questa volta ci è sembrato opportuno
provare a metterla al centro dei lavori. Infine, un ulteriore motivo è che in questo
momento, in Italia, la famiglia sta soffrendo più di altri soggetti, è un po’ dimenticata
dalle istituzioni, dalla politica, mentre rappresenta una delle forze più vitali presenti
nel Paese.
D. – Quanto sono soddisfacenti le politiche per la famiglia adottate
finora? Cosa si potrebbe fare di più? I dati Istat dell’ultimo trimestre rivelano
un ulteriore calo nella spesa pro famiglia di oltre il 3 per cento …
R. – Esatto,
non sono dati rassicuranti, ed è un motivo in più per cui mi sembra necessario mettere
a tema la famiglia, perché ritengo che non ci sono mai state politiche organiche per
la famiglia. La famiglia è stata sempre un po’ un residuo, e quando si è tentato di
fare qualcosa poi veniva subito cancellato. E le politiche – quello che c’è – va più
nella linea di un assistenzialismo. In realtà, io credo – e credo che lo diremo con
forza qui, a Torino – che le famiglie vogliono semplicemente essere riconosciute come
soggetti, vogliono essere soggetti attivi per il bene del Paese e se questo accade
si risparmieranno risorse e si potranno coinvolgere più persone nella gestione della
cosa pubblica, in una logica di sussidiarietà che è un principio fondamentale della
Dottrina sociale della Chiesa, ed è un principio di bene comune.