Confindustria: recessione finita, ma stabilità politica cruciale per la ripresa
L’economia italiana è arrivata “al punto di svolta”, ma la ripresa sarà lenta. Il
2014 sarà l’anno della fine della recessione con una crescita stimata dello 0,7%.
E’ la previsione contenuta nell'ultimo rapporto sugli scenari economici del Centro
studi di Confindustria, presentato ieri nell’ambito del seminario “Le sfide della
politica economica”. Previsioni dunque positive, ma sulla strada della ripresa persistono
rischi interni e internazionali. Ed è cruciale, avverte Confindustria, “la stabilità
politica”. Servono anche provvedimenti urgenti per sostenere il mercato del lavoro.
Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Nonostante l’economia
italiana, osserva Confindustria, sia arrivata a un punto di svolta, i dati sulla disoccupazione
restano allarmanti: in 5 anni, a partire dal 2007, si sono persi 1 milione e 805 mila
posti di lavoro. Sono necessari almeno 4 miliardi di euro – ha detto il presidente
di Confindustria Giorgio Squinzi – da destinare alla riduzione del cuneo fiscale sul
lavoro. Un’altra emergenza è la pressione fiscale che raggiungerà il record nel 2013
(44,5% del Pil) e resterà molto alta nel 2014. Tra i trend positivi, il rallentamento
della caduta dei consumi: la spesa delle famiglie, dopo essere scesa del 4,3% nel
2012, diminuirà del 2,8% quest'anno e dello 0,1% il prossimo. Non sono poi da escludere
prospettive di crescita più rosee di quelle previste: l’aumento del Pil nel 2014 può
superare l'asticella dell'1% – sottolinea Confindustria – se ci sarà un’accelerazione
dei pagamenti degli arretrati della Pubblica amministrazione verso le imprese. Intervenendo
al Seminario di Confindustria, il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ha
affermato che “guardare al futuro è l’obiettivo” da perseguire con la legge di Stabilità,
“in preparazione in questi giorni”. Per l’Italia, dunque, si apre l’orizzonte della
fine della recessione e della crescita, seppur modesta. L’opinione dell'economista
Quadrio Curzio:
R. – La ripresa è ancora molto tenue, molto incerta
e di per sé potrebbe essere interrotta laddove la stabilità del governo subisse una
crisi improvvisa. A questo punto, tenui segnali di ripresa potrebbero essere addirittura
azzerati da una crisi politica che, di per sé, è continuamente incombente.
D.
– Quindi, mai come in questo caso, l’economia influenza la politica e non viceversa…
R.
– Se per condizionamento dell’economia sulla politica si intende dire che la politica
non può e non deve penalizzare il Paese – quindi i livelli occupazionali, la speranza
delle persone, dei giovani – è certamente così. Se invece si intende che l’economia
condiziona la politica nel senso che la politica terrà conto delle esigenze dell’economia,
quindi quelle del lavoro, a questo non so rispondere, perché mi pare che spesso la
politica sia percorsa da personalismi che nulla hanno a che fare con il bene comune.
E’
in crescita, infine, il complesso delle esportazioni: secondo l’Istat, nel secondo
trimestre del 2013 si registrerà un incremento congiunturale dello 0,4%. Ma restano
rilevanti le differenze tra le varie regioni. Il Nordest si conferma la "locomotiva"
del Paese, con un incremento previsto del 3,6%. Diminuzioni sensibili, invece, nelle
aree meridionali e insulari (-3,2%). Più contenuto il calo delle esportazioni nell'Italia
nord-occidentale (-1%) e centrale (-0,9%).