Siria. Parigi presenta una risoluzione all’Onu: impegni precisi da parte di Damasco
Mosca è pronta a presentare a tutte le parti interessate il piano per mettere le armi
chimiche siriane sotto controllo internazionale. E Damasco ribadisce la collaborazione.
Mosca precisa: l'ipotesi è stata elaborata in un incontro Putin-Obama al G20. Dopo
la proposta russa di ieri, che ha aperto uno spiraglio nella crisi siriana ottenendo
l’appoggio anche dell’Iran e della Lega Araba, il ministro degli Esteri russo, Lavrov,
si impegna a presentare un piano concordato con l’Onu al più presto. Intanto, la Francia
fa sapere che oggi stesso intende presentare richieste precise attraverso l’Onu. Il
servizio di Fausta Speranza:
La Francia presenta
oggi stesso alle Nazioni Unite un progetto di risoluzione. Il ministro degli Esteri,
Fabius, spiega: Non vogliamo che la proposta russa sulla Siria possa essere utilizzata
come ''manovra diversiva”. Le richieste alle Nazioni Unite, per dare credito ad Assad,
sono precise: condannare il massacro del 21 agosto commesso – dice Fabius - dal regime
siriano, pretendere da Damasco informazioni sulle armi chimiche, avviare ispezioni
e controlli con sanzioni estremamente serie; portare i responsabili del massacro davanti
alla giustizia internazionale penale. Dunque, sia Mosca che Parigi in qualche modo
ricorrono all’Onu: La riflessione del prof.Daniele De Luca, docente
di Storia delle relazioni internazionali all’Università del Salento:
R. – Credo
che la Russia lo stia dicendo già da un po’ di tempo. La Francia meno, perché la Francia
si è accodata un po’ troppo velocemente agli Stati Uniti. E mi sembra una mossa estremamente
positiva che la stessa Francia invece adesso punti direttamente ad una funzione diretta,
ad un impegno diretto da parte delle Nazioni Unite. Vediamo un po’ come si muoverà
il segretario generale, che a questo punto credo potrà avere un ruolo centrale per
una maggiore mediazione tra le parti in causa. La Russia sta mettendo in campo la
propria reputazione: se fosse soltanto una manovra diversiva, sicuramente la reputazione
di Mosca ne risentirebbe parecchio. C’è un impegno preciso, mi sembra, del ministro
degli Esteri russo. Poi, se si chiede anche un impegno preciso e diretto da parte
dell’Onu, a questo punto ancor meno potrebbe essere una manovra diversiva …
D.
– La Russia precisa: la proposta di mettere le armi chimiche siriane sotto controllo
internazionale non è un’iniziativa del tutto russa, ma deriva dai contatti con colleghi
americani e poi da questa dichiarazione che ha fatto Kerry, dicendo: “Se poi le armi
non vi fossero, non avrebbe senso il raid”. Perché queste precisazioni da parte di
Mosca?
R. – Ma, se è vero che ci sono stati incontri - come comunque penso
ci siano sempre stati almeno tra funzionari – a questo punto capisco le dichiarazioni
di Mosca, capisco che si stia tentando di trovare una soluzione alla questione perché
questo mi fa pensare che non è tanto scontato il “sì” del Congresso all’autorizzazione
al presidente Obama a portare l’attacco nei confronti della Siria, e quindi evidentemente
ci sono resistenze ulteriormente forti rispetto all’ottimismo che è stato un po’ sbandierato
da parte della Commissione esteri del Senato.
Damasco ribadisce anche oggi
la collaborazione al piano. Da parte sua il presidente della Siria continua a negare
l’uso di armi chimiche e accusa i ribelli. A proposito di questo, il giornalista Domenico
Quirico ha riferito di aver sentito ammissioni proprio da parte di ribelli ma di non
poter giudicare se si trattasse di propaganda organizzata ad arte. Ancora il prof.
De Luca:
R. – E' un dubbio che io avevo da un po’ di tempo. Capisco le
precauzioni del nostro giornalista finalmente liberato, però questo mi fa pensare
che in un momento particolare della guerra civile siriana, cioè nel momento in cui
le truppe di Assad sembravano essere non dico vincenti, ma aver riconquistato pian
piano una parte del territorio, fare una mossa così azzardata e – lo dico brutalmente
– stupida come quella di farsi scoprire nell’uso delle armi chimiche, mi sembrava
– come dire – un po’ costruita. Ora, capisco – ripeto – le precauzioni del giornalista,
ma questa è un’ipotesi che credo sia serpeggiata in molte cancellerie, soprattutto
europee.
Resta la precisazione del ministro francese: “Tutte le opzioni sono
ancora sul tavolo". E la cautela di Obama: non accetteremo perdite di tempo. Ma la
posizione del presidente degli Stati Uniti sarà più chiara dopo il discorso previsto
in giornata alla nazione.