Roma. Firmato un appello per la riconciliazione nazionale in Centrafrica
Almeno 60 persone sono morte nella Repubblica del Centrafrica per le violenze dei
seguaci del deposto presidente Bozizé, che hanno attaccato diversi villaggi nelle
ultime 48 ore. Si è concluso intanto a Roma un incontro, promosso dalla Comunità di
Sant’Egidio, tra i rappresentanti di tutte le forze politiche centrafricane che hanno
firmato un appello per la riconciliazione nazionale e la formazione di un nuovo governo.
Davide Pagnanelli ha ascoltato sull’argomento Mauro Garofalo che, per
la comuità di Sant’Egidio, ha curato l'appello:
R. - L’appello
di Roma sancisce la volontà di molte parti - la presidenza, il governo, il consiglio
nazionale di transizione, la società civile e le comunità religiose - a superare un
momento di grave crisi e di violenza nel Paese e a cominciare, con un codice etico
preciso, la nuova vita pubblica del Paese.
D. - Qual è oggi il più grande problema
del Centrafrica?
R. - Una parte di Seleka, questo assembramento di forze ribelli,
è uscito dal controllo. Questo ha voluto dire che, specialmente nelle regioni periferiche,
lo Stato ha perso parzialmente - e in alcuni casi ha completamente perso - quello
che è il suo ruolo, ovvero vegliare all’ordine costituito.
D. - Cos’è Seleka?
R.
- Seleka rappresenta un’unione di oppositori di Bozizé e di guerriglie che erano già
sul luogo da tempo. Purtroppo, anche prima - e a questo speriamo di porvi rimedio
nel prossimo periodo - molte zone della Repubblica Centrafricana venivano sottratte
al controllo. Oggi, non ve lo nascondo dato che ci sono stato, uno dei pochi luoghi
sicuri della città è proprio l’aeroporto perché c’è l’esercito francese. Ma andare
in Centrafrica, non è sicuro.
D. - Come sono le relazioni tra le varie comunità
religiose del Paese?
R. - C’è una certa tensione, perché si tende a definire
questo nuovo regime come un regime che vuole islamizzare un Paese, che in realtà è
a maggioranza cristiana. Il ministro che ha guidato la delegazione è cristiano. Il
fatto che abbiano scelto, anche con l’assenso della presidenza, di venire qui a Sant’Egidio,
a Roma, la città del Papa, la città della Chiesa, a lavorare sulla conciliazione,
è un buon segno.
D. - I partecipanti al convegno hanno anche preso parte alla
veglia del Papa per la Siria. Quali, i frutti scaturiti da questa veglia?
R.
- Vedere da vicino quello che è il grande "simbolo" dei cristiani, il Santo Padre,
ha commosso tutti. In particolare, ci si aspettava un discorso molto focalizzato sulla
Siria e sul fatto di evitare gi interventi armati. Invece, il Papa, ha parlato a tutto
il mondo. Poi, ha soprattutto parlato di riconciliazione e di pace. Il banner del
nostro incontro si chiama “Per la pace e la riconciliazione”. Tutti, cristiani, cattolici
e protestanti, musulmani si sono sentiti chiamati in causa da questo. La sera stessa
è stato chiesto da tutti i delegati di modificare il testo dell’appello per mostrare
chiaramente che questo appello è anche una risposta alla preghiera del Santo Padre.