2013-09-10 11:23:25

Roma. Firmato un appello per la riconciliazione nazionale in Centrafrica


Almeno 60 persone sono morte nella Repubblica del Centrafrica per le violenze dei seguaci del deposto presidente Bozizé, che hanno attaccato diversi villaggi nelle ultime 48 ore. Si è concluso intanto a Roma un incontro, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, tra i rappresentanti di tutte le forze politiche centrafricane che hanno firmato un appello per la riconciliazione nazionale e la formazione di un nuovo governo. Davide Pagnanelli ha ascoltato sull’argomento Mauro Garofalo che, per la comuità di Sant’Egidio, ha curato l'appello:RealAudioMP3

R. - L’appello di Roma sancisce la volontà di molte parti - la presidenza, il governo, il consiglio nazionale di transizione, la società civile e le comunità religiose - a superare un momento di grave crisi e di violenza nel Paese e a cominciare, con un codice etico preciso, la nuova vita pubblica del Paese.

D. - Qual è oggi il più grande problema del Centrafrica?

R. - Una parte di Seleka, questo assembramento di forze ribelli, è uscito dal controllo. Questo ha voluto dire che, specialmente nelle regioni periferiche, lo Stato ha perso parzialmente - e in alcuni casi ha completamente perso - quello che è il suo ruolo, ovvero vegliare all’ordine costituito.

D. - Cos’è Seleka?

R. - Seleka rappresenta un’unione di oppositori di Bozizé e di guerriglie che erano già sul luogo da tempo. Purtroppo, anche prima - e a questo speriamo di porvi rimedio nel prossimo periodo - molte zone della Repubblica Centrafricana venivano sottratte al controllo. Oggi, non ve lo nascondo dato che ci sono stato, uno dei pochi luoghi sicuri della città è proprio l’aeroporto perché c’è l’esercito francese. Ma andare in Centrafrica, non è sicuro.

D. - Come sono le relazioni tra le varie comunità religiose del Paese?

R. - C’è una certa tensione, perché si tende a definire questo nuovo regime come un regime che vuole islamizzare un Paese, che in realtà è a maggioranza cristiana. Il ministro che ha guidato la delegazione è cristiano. Il fatto che abbiano scelto, anche con l’assenso della presidenza, di venire qui a Sant’Egidio, a Roma, la città del Papa, la città della Chiesa, a lavorare sulla conciliazione, è un buon segno.

D. - I partecipanti al convegno hanno anche preso parte alla veglia del Papa per la Siria. Quali, i frutti scaturiti da questa veglia?

R. - Vedere da vicino quello che è il grande "simbolo" dei cristiani, il Santo Padre, ha commosso tutti. In particolare, ci si aspettava un discorso molto focalizzato sulla Siria e sul fatto di evitare gi interventi armati. Invece, il Papa, ha parlato a tutto il mondo. Poi, ha soprattutto parlato di riconciliazione e di pace. Il banner del nostro incontro si chiama “Per la pace e la riconciliazione”. Tutti, cristiani, cattolici e protestanti, musulmani si sono sentiti chiamati in causa da questo. La sera stessa è stato chiesto da tutti i delegati di modificare il testo dell’appello per mostrare chiaramente che questo appello è anche una risposta alla preghiera del Santo Padre.

Ultimo aggiornamento: 11 settembre







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