Il Papa: no ad atteggiamenti trionfalistici nella Chiesa, annunciare Gesù senza timore
e vergogna
I cristiani sono chiamati ad annunciare Gesù senza timore, senza vergogna e senza
trionfalismo. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa di martedì mattina
alla Casa Santa Marta. Il Papa ha messo l’accento sul rischio di diventare cristiani
senza Risurrezione e ha ribadito che Cristo è sempre il centro e la speranza della
nostra vita. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Gesù è il Vincitore,
Colui che ha vinto sulla morte e sul peccato. Papa Francesco ha svolto la sua omelia
prendendo spunto dalle parole su Gesù nella Lettera di San Paolo ai Colossesi. A tutti
noi, ha detto il Papa, San Paolo consiglia di camminare con Gesù “perché Lui ha vinto,
camminare in Lui radicati e costruiti su di Lui, su questa vittoria, saldi nella fede”.
Questo è il punto chiave, ha ribadito: “Gesù è risorto!”. Ma, ha proseguito, non è
sempre facile capirlo. Il Papa ricorda, per esempio, che quando San Paolo si rivolse
ai greci ad Atene venne ascoltato con interesse fino a quando parlò di Risurrezione.
“Questo ci fa paura, meglio lasciarla lì”. Un episodio che ci interroga anche oggi:
“Ci
sono tanti cristiani senza Risurrezione, cristiani senza il Cristo Risorto: accompagnano
Gesù fino alla tomba, piangono, gli vogliono tanto bene, ma fino a lì. Pensando a
questo atteggiamento dei cristiani senza il Cristo Risorto, io ne ho trovati tre,
ma ce ne sono tanti: i timorosi, i cristiani timorosi; i vergognosi,
quelli che hanno vergogna; e i trionfalistici. Questi tre non
si sono incontrati col Cristo Risorto! I timorosi: sono quelli della mattina della
Resurrezione, quelli di Emmaus che se ne vanno, hanno paura”.
Gli Apostoli,
ha rammentato il Papa, si chiudono nel Cenacolo per timore dei giudei, anche la Maddalena
piange perché hanno portato via il Corpo del Signore. “I timorosi – ha ammonito –
sono così: temono di pensare alla Resurrezione”. E’ come, ha osservato, se rimanessero
“nella prima parte della partitura”, “abbiamo timore del Risorto”. Ci sono poi i cristiani
vergognosi. “Confessare che Cristo è risorto – ha constatato – dà un po’ di vergogna
in questo mondo” che “va tanto avanti nelle scienze”. A questi cristiani, ha detto,
Paolo dice di fare attenzione che nessuno li faccia preda con la filosofia e con i
vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana. Questi, ha detto, “hanno vergogna” di
dire che “Cristo, con la sua carne, con le sue piaghe è risorto”. C’è infine il gruppo
dei cristiani che “nel loro intimo non credono nel Risorto e vogliono fare loro una
risurrezione più maestosa di quella” vera. Sono i cristiani “trionfalistici”:
“Non
sanno la parola ‘trionfo’, soltanto dicono ‘trionfalismo’, perché hanno come un complesso
di inferiorità e vogliono fare… Quando noi guardiamo questi cristiani, con tanti atteggiamenti
trionfalistici, nella loro vita, nei loro discorsi e nelle loro pastorale, nella Liturgia,
tante cose così, è perché nel più intimo non credono profondamente nel Risorto. E
Lui è il Vincitore, il Risorto. E poi ha vinto. Per questo, senza timore, senza paura,
senza trionfalismo, semplicemente guardando il Signore Risorto, la sua bellezza, anche
mettere le dita nelle piaghe e la mano nel fianco”.
“Questo – ha soggiunto
– è il messaggio che oggi Paolo ci dà”: Cristo “è tutto”, è la totalità e la speranza,
“perché è lo Sposo, il Vincitore”. Il Vangelo odierno, ha detto ancora, ci mostra
una folla di gente che va ad ascoltare Gesù e ci sono anche tanti malati che cercano
di toccarlo, perché da Lui “usciva una forza che guariva tutti”:
“La nostra
fede, la fede nel Risorto: quello vince il mondo! Andiamo verso di Lui e lasciamoci,
come questi malati, toccare da Lui, dalla sua forza, perché Lui è con le ossa e con
la carne, non è un’idea spirituale che va… Lui è vivo. E’ proprio Risorto. E così
ha vinto il mondo. Che il Signore ci dia la grazia di capire e vivere queste cose”.