2013-09-10 13:57:36

Francesco al Centro Astalli: il Papa incontra gli "ultimi"


P. Giovanni La Manna SJ, presidente Fondazione Centro Astalli - JRS
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Abbiamo lavorato con impegno per far sì che riesca nel migliore dei modi questo incontro fra il vescovo di Roma e i suoi figli che sono i rifugiati che passano per la Capitale, che vivono qui. Siamo molto felici che Papa Francesco visiti il Centro Astalli, sede italiana del Jesuit Refugee Service, e siamo sicuri che sarà anche un'esperienza spirituale, in continuità con la Veglia di preghiera di sabato scorso, in cui chiedere ancora il dono della pace. La nostra speranza concreta è infatti quella di poter arrivare a pacificare il nostro mondo, in modo da diventare inutili. In un mondo pacificato non ci sarebbero infatti rifugiati, persone costrette a lasciare la propria terra, ad azzerare la propria vita, nel tentativo di non perderla. Siamo veramente contenti di accogliere il vescovo di Roma, che desidera fermarsi a parlare con i rifugiati proprio dove questi vivono la loro vita quotidiana che è fatta di pasti serviti alla mensa, richieste di aiuto legale, sociale e sanitario. E' un segno forte, una testimonianza autorevole e credibile, di un Pastore che invitandoci ad uscire da noi stessi, è il primo che esce per andare incontro a chi ha più bisogno, agli ultimi. E' stato nostro desiderio favorire questo incontro facendo sì che coloro che nella vita quotidiana sono gli ultimi diventino i primi.

Le domande che mi hanno rivolto in queste ore i rifugiati, in attesa dell'arrivo di Francesco, sono tante. Come si saluta il Papa? Cosa posso dirgli? Ma credo che in quest'incontro l'elemento più importante è che ciascuno abbia la possibilità di raccontare a Papa Francesco cosa ha vissuto quando è giunto a Roma. E' un approdo diverso dal primo approdo a Lampedusa, dove si giunge con la felicità di essere sopravvissuti e la speranza di rimettersi in piedi. Ora, questa speranza, una volta giunti nelle città come Roma, si scontra con tante difficoltà. Il nostro impegno è proprio facilitare questo loro secondo arrivo in Italia, favorire la possibilità di raggiungere una certa stabilità, ridurre le criticità e le difficoltà burocratiche. Credo che questa esperienza, il racconto delle loro storie drammatiche, di fuga da contesti di guerra come quello siriano, sarà al centro del dialogo tra il Papa e i nostri ospiti. (Intervista a cura di Fabio Colagrande)







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