Francesco al Centro Astalli: il Papa incontra gli "ultimi"
P. Giovanni La Manna SJ, presidente Fondazione Centro Astalli - JRS Abbiamo
lavorato con impegno per far sì che riesca nel migliore dei modi questo incontro fra
il vescovo di Roma e i suoi figli che sono i rifugiati che passano per la Capitale,
che vivono qui. Siamo molto felici che Papa Francesco visiti il Centro Astalli,
sede italiana del Jesuit Refugee Service, e siamo sicuri che sarà anche un'esperienza
spirituale, in continuità con la Veglia di preghiera di sabato scorso, in cui chiedere
ancora il dono della pace. La nostra speranza concreta è infatti quella
di poter arrivare a pacificare il nostro mondo, in modo da diventare inutili. In un
mondo pacificato non ci sarebbero infatti rifugiati, persone costrette a lasciare
la propria terra, ad azzerare la propria vita, nel tentativo di non perderla. Siamo
veramente contenti di accogliere il vescovo di Roma, che desidera fermarsi a parlare
con i rifugiati proprio dove questi vivono la loro vita quotidiana che è fatta di
pasti serviti alla mensa, richieste di aiuto legale, sociale e sanitario. E'
un segno forte, una testimonianza autorevole e credibile, di un Pastore che invitandoci
ad uscire da noi stessi, è il primo che esce per andare incontro a chi ha più bisogno,
agli ultimi. E' stato nostro desiderio favorire questo incontro facendo
sì che coloro che nella vita quotidiana sono gli ultimi diventino i primi.
Le
domande che mi hanno rivolto in queste ore i rifugiati, in attesa dell'arrivo di Francesco,
sono tante. Come si saluta il Papa? Cosa posso dirgli? Ma credo che in quest'incontro
l'elemento più importante è che ciascuno abbia la possibilità di raccontare a Papa
Francesco cosa ha vissuto quando è giunto a Roma. E' un approdo diverso dal primo
approdo a Lampedusa, dove si giunge con la felicità di essere sopravvissuti e la speranza
di rimettersi in piedi. Ora, questa speranza, una volta giunti nelle città come Roma,
si scontra con tante difficoltà. Il nostro impegno è proprio facilitare questo loro
secondo arrivo in Italia, favorire la possibilità di raggiungere una certa stabilità,
ridurre le criticità e le difficoltà burocratiche. Credo che questa esperienza, il
racconto delle loro storie drammatiche, di fuga da contesti di guerra come quello
siriano, sarà al centro del dialogo tra il Papa e i nostri ospiti. (Intervista
a cura di Fabio Colagrande)