Il Papa ricorda la festa della Natività di Maria. Mons. Tonucci: il "sì" di Nazareth
sia il nostro
Nel concludere ieri mattina la riflessione che precede l’Angelus, Papa Francesco ha
ricordato la solennità della Natività della Vergine Maria, che la Chiesa ha celebrato
ieri. Si tratta, ha detto, di una “festa particolarmente cara alle Chiese Orientali”.
e ha esortato la piazza a inviare “un bel saluto a tutti i fratelli, sorelle, vescovi,
monaci, monache delle Chiese Orientali, Ortodosse e Cattoliche”. La festa della Natività
della Vergine coinvolge da vicino anche la città di Loreto, nel cui Santuario è custodita
la Santa Casa di Nazareth. Federico Piana ne ha parlato con l’arcivescovo prelato
di Loreto, mons. Giovanni Tonucci:
R. - Certamente,
è una festa che ci collega con l’inizio del piano di salvezza che il Signore ha progettato
e ha realizzato attraverso l’incontro con Maria. Noi celebriamo l’Immacolata Concezione
di Maria l’8 dicembre, ricordiamo la nascita di Maria l’8 settembre: nove mesi di
preparazione umana per un progetto molto grande, che Dio aveva già previsto e che
quindi comincia a realizzarsi. Questa festa, che è particolarmente cara a tutti i
cattolici, ha un valore speciale qui a Loreto, perché la Festa della Natività di Maria
è la festa patronale di Loreto: Loreto nasce attorno al Santuario, vive del Santuario,
e quindi tutto quello che è mariano in qualche modo ci è vicino. E’ con gioia particolare
che riceviamo questa possibilità di augurare a Maria il “buon compleanno” per una
nascita che ha avuto questo grande significato nella storia della salvezza.
D.
- E’ una festività, è una solennità che - come ricordava lei, eccellenza - ci dà la
possibilità di non dimenticare Maria…
R. - Sì, certamente. Il messaggio di
Maria si concentra in quelle poche parole che il Vangelo ci consegna, ma che ci consegna
assieme a dei gesti talmente grandi e talmente significativi che valgono per tanti,
tanti libri di teologia. Ripensare a quel “sì” di Maria - che ovviamente per noi a
Loreto ha un significato del tutto particolare - che ha iniziato il progetto per l’Incarnazione
del Figlio di Dio, è qualche cosa che ci fa anche pensare alla necessità di un mio,
di un nostro “sì” al progetto di redenzione del Signore. Poi, quell'ultima parola,
la parola detta da Maria a Cana, l’ultimo messaggio che Maria ci lascia - “tutto quello
che vi dirà, fatelo” - diventa un pochino il programma di vita di ogni cristiano:
ascoltare la Parola di Dio e metterla in pratica.
D. - E poi, mons. Tonuncci,
non dobbiamo dimenticare che questa festa, questa solennità, coincide con l'appello
fatto dal Papa per la pace, non solo in Siria, ma in Medio Oriente e in tutto mondo,
e alla giornata di digiuno che c’è stata ieri e alla preghiera, che naturalmente continuerà
anche oggi e - speriamo - anche nei prossimi giorni…
R. - Certamente. L’appello
alla pace di Papa Francesco è un appello che fa sentire, attraverso la sua voce, la
voce dei Papi di questi ultimi secoli che sempre hanno invocato la pace e hanno indicato
nella guerra un evento che ha sempre creato soltanto del male. E’ "straordinaria"
questa idea di certi politici di risolvere i problemi con la guerra, quando è evidente
- anche dagli anni recenti - che ogni guerra ha creato più problemi di quanti non
ha presunto di risolvere... Comunque, la giornata di ieri ha visto una partecipazione
immensa a questa volontà del Papa di radunare tutti i credenti. Mi ha commosso in
particolare vedere quanti altri membri di altre religioni si siano uniti allo stesso
appello per dire: "Pregheremo anche noi". Questo è un segno molto bello, perché significa
che ci sono dei valori comuni. Le persone di buona volontà sono per la pace. Eravamo
quasi tutti lì ad attirare la misericordia del Signore e a dire: “Per favore, cambia
la testa dei violenti, perché ci sia pace e ci sia pace per tutti!”.