Chiuso il 70.mo Festival di Venezia. Leone d'Oro a "Sacro GRA" di Rosi
Si è chiusa ieri sera la 70.ma Mostra del Cinema di Venezia con l’assegnazione dei
Leoni e dei Premi: successo ampio e riconosciuto per il cinema italiano e per alcuni
tra grandi autori viventi che hanno sorpreso e appassionato, pur raccontando solitudini
profonde e violenze quotidiane. Soddisfazione del presidente della Biennale, Paolo
Baratta, che plaude al lavoro svolto e al coraggio dimostrato in questa ardua e appassionante
selezione di film provenienti dal mondo e da tante culture diverse. Il servizio di
Luca Pellegrini:
Lo
aveva dichiarato all’inizio ed è stata la parola che ha contraddistinto tutte le sue
scelte e quelle della Giuria: stupire. Bernardo Bertolucci, presidente alle prese
con un Concorso dai film ben poco convenzionali – rischiosi, come aveva annunciato
il Direttore della Mostra, Alberto Barbera, curiosi e alcuni di assoluto valore, anche
morale, smentendo così chi in corso d’opera sollevava dubbi e improvvidi giudizi sulle
scelte della Mostra – non si è lasciato intimorire dal peso referenziale degli autori
e nemmeno da quello dell’acclarata perfezione, come era gioco forza per “Philomena”
di Stephen Frears, che riceve soltanto, ma giustamente, il premio per la migliore
sceneggiatura.
È andato oltre i confini di un verdetto tranquillo e consolidato
e ha deciso, prima di tutto, di assegnare il Leone d’Oro a un documentario italiano.
Torna, dunque, all’Italia il massimo riconoscimento, da quel lontano 1998 quando vinse
Gianni Amelio con “Così ridevano”. Affreschi realistici di vita, personaggi sconosciuti
che rimarranno tali, quelli che Gianfranco Rosi osserva in “Sacro GRA”, tre anni di
lavoro spesi in un camper sul raccordo anulare di Roma, film emotivamente impegnativo
per lui, sorprendente per noi. Ma l’Italia riappare sul palco nello sguardo sereno
e sornione di Elena Cotta, che a ottantadue anni riceve la Coppa Volpi per la migliore
interpretazione femminile per il film di Emma Dante “Via Castellana Bandiera”, scelta
che elogia non solo la bravura e la maturità artistica, ma una vita spesa per la recitazione
e anche la bellezza di un’età.
Di prestigio, e stupore appunto, le altre scelte,
tra la poesia assoluta e l’orrore del quotidiano: ricevono Leoni “Miss Violence” del
greco Alexandros Avranas, “Stray Dogs” del taiwanese Tsai Ming-liang, “La moglie del
poliziotto” del tedesco Gröning. Usciranno tutti in sala, chi ama il cinema non sarà
privato di questi tre diversi capolavori. Un festival serve anche a questo. E a guardare
al futuro: il Leone per l’opera prima è assegnato a Noaz Deshe, regista di
“White Shadow”, ed è il terzo anno consecutivo che questo riconoscimento va a un film
selezionato dalla Settimana della Critica. Un anno di vita trascorso in Tanzania per
raccontare, in modo quasi onirico, la tragedia dei bambini albini, dei quali poco
si sa e per i quali nessuno si muove in aiuto. Fatti terribili che accadono realmente
e che il bravissimo regista commenta con queste parole:
R. - Yes, I mean it’s
current, it’s something people should know not about… Sì, è attuale, è un qualcosa
che la gente dovrebbe conoscere. E questo si riflette anche nella dimensione profonda
di questa storia e, alcune volte, si riflette in alcuni conflitti dovuti proprio
a queste motivazioni, poiché si tratta dell’alienazione di qualcuno che è differente
e rappresenta un gruppo che ne perseguita un altro soltanto in base a delle credenze,
delle superstizioni. Quindi, non ci sono ragioni perché questo esista nella realtà,
non c’è alcuna logica dietro alla convinzione che gli albini possano portare buona
sorte, se vengono asportate loro parti del corpo. Non c’è alcuna spiegazione di tutto
questo nella logica di una cultura. Ma qualcuno ha iniziato tutto questo: questa cultura
ha delle profonde radici nella storia intellettuale della gente. Le stesse persone
al potere consultano questi “dottori-stregoni” per avere da loro consigli: questi
“dottori-stregoni” rappresentano una parte importante della cultura, della società
e spesso sono anche dei leader. I cattivi "dottori-stregoni" fanno veramente cose
cattive, come queste appunto, mentre i bravi "dottori-stregoni" ti curano dalle malattie
utilizzando pozioni che esistono da centinaia di anni. Questo è ciò che i medici dovrebbero
fare. Tutto questo la gente non lo mette in discussione, lo accetta e basta.