Nuove manifestazioni in Egitto pro Morsi. In vista la messa la bando dei Fratelli
Musulmani
In Egitto continuano le manifestazioni in favore del deposto presidente Morsi, ancora
detenuto in un luogo segreto, mentre l’esecutivo avrebbe deciso di sciogliere i Fratelli
Musulmani, finora regolarmente registrati come organizzazione non governativa. La
misura comporterebbe anche "la confisca dei beni dell'ong, la chiusura della sua sede,
oltre al divieto per i suoi membri di esercitare attività politica". Dal Cairo, Giuseppe
Acconcia:
La prossima
settimana il ministero della Solidarietà sociale potrebbe annunciare lo scioglimento
dell'organizzazione non governativa dei Fratelli musulmani. L'ong era stata legalizzata
lo scorso marzo. La stampa locale riporta fonti di polizia, secondo le quali in varie
sedi del movimento alcuni esponenti politici avevano incitato i loro sostenitori all'uso
della violenza contro i manifestanti, lo scorso 30 giugno. D'altra parte, due persone
sono morte ad Alessandria e Damietta nelle manifestazioni di ieri. Gli islamisti si
sono dati appuntamento nelle principali città egiziane per chiedere il ritorno del
deposto presidente Morsi. Al Cairo, piazza Tahrir e Rabaa el-Adaweya erano controllate
dall'esercito e chiuse al traffico. Mentre una marcia di islamisti si è diretta verso
il palazzo presidenziale di Heliopolis. Nel quartiere di Medinat Nassr, dove giovedì
scorso ha avuto luogo l'attentato nel quale è rimasto illeso il ministro degli Interni
Mohammed Ibrahim, sono stati formati comitati popolari per evitare violenze. Inoltre,
continuano le indagini per definire i responsabili dell'attentato. Le autorità egiziane
hanno annunciato che un uomo è morto per le ferite subite, tra i 21 rimasti feriti
nelle esplosioni di ieri. Non solo, la presidenza ad interim ha reso noto in un comunicato
che «non permetterà al terrorismo di ricomparire». Dal canto suo, il ministro della
Difesa Abdel Fattah Sisi ha inviato un messaggio di solidarietà al ministro Ibrahim,
auspicando il ritorno della stabilità in Egitto.
Sull’eventuale messa
al bando dei Fratelli Musulmani, Giancarlo La Vella ha intervistato Maria
Grazia Enardu, docente di Storia delle Relazioni Internazionali all’Università
di Firenze:
R. - Potrebbe
provocare un momento di collera della base del movimento, che, non solo ha avuto settimane
estremamente travagliate, ma in questo momento in pratica è senza leadership: i capi,
naturalmente anche il presidente deposto Morsi, di cui non si sa più nulla, sono quasi
tutti in galera. Questo rende il movimento senza guida e quindi più instabile, ma
anche meno motivato.
D. – Una decisione del genere come si sposa con il processo
democratico che il Paese dovrebbe fare, secondo l’auspicio di molti osservatori?
R.
– Certo nessun governo democratico, compreso quello dei militari, dovrebbe mettere
fuorilegge un movimento che ha fatto ampissima professione di democrazia. È anche
vero che quello tra militari e Fratelli Musulmani è un rapporto aspro, che va avanti
da 50 anni, ognuno sta un po’ ricadendo nelle vecchie abitudini ed è sicuro che sia
i militari, sia il movimento dei Fratelli dovranno cambiare atteggiamento. Avranno
entrambi bisogno di una nuova leadership, perché la leadership dei Fratelli di oggi,
in galera, o libera, ha fallito con le promesse, ha fallito il programma, ha deluso
tutti compresi i propri sostenitori. C’è bisogno, insomma, di una nuova guida.
D.
– L’Egitto ha a che fare non solo con le proteste di piazza, ma ora anche con gli
attentati. Quello recente al ministro dell’interno è stato condannato da larga parte
della società egiziana, anche da parte musulmana. Vuol dire che stanno operando altri
organismi all’interno dell’Egitto?
R. – L’Egitto è un Paese estremamente complicato
e l’attentato è stato condannato da un amplissimo fronte islamico, compresi i Fratelli.
Anche l’Egitto è terreno di manovre che provengono dall’esterno; quella dei gruppi
sauditi tanto per dirne una. Quindi, attribuire la paternità dell’attentato sarà estremamente
difficile e sarà sempre oggetto di grande discussione.