Il Kenya chiede di uscire dalla Corte Penale Internazionale
Ha suscitato clamore la decisione del parlamento kenyota che ha approvato una mozione
per chiedere l’uscita del Paese dalla Corte penale Internazionale. Nei prossimi mesi
l'organismo dovrà giudicare il presidente Uhuru Kenyatta e il vice presidente William
Ruto per crimini contro l’umanità, in relazione alle violenze scoppiate dopo le contestate
elezioni del 2007. Il Kenya diventerebbe così il primo paese al mondo ad uscire dalla
Corte. Marina Tomarro ha intervistato Marina Mancini docente di diritto
internazionale penale presso la Luiss Guido Carli:
R. - Per ritirarsi
dallo statuto della Corte Penale Internazionale il Kenya dovrà notificare questa sua
volontà al segretario generale delle nazioni unite ed il ritiro avrà effetto soltanto
un anno dopo la ricezione di questa notifica. L’eventuale ritiro del Kenya sarebbe
un passo indietro per la giustizia penale internazionale e rappresenterebbe un tentativo
di delegittimazione della Corte Penale Internazionale; inoltre potrebbe aprire la
strada al ritiro da parte di altri Stati parte, nel caso in cui i leader dovessero
essere accusati di crimini dal procuratore della corte.
D. – Dal punto di vista
legale sarebbe meglio che il processo si svolgesse all’Aia, o nei Paesi africani,
in questo caso in Kenya?
R. – Il Kenya ha contestato davanti alla Corte l’ammissibilità
del caso riguardante il presidente Kenyatta ed il suo vice Rutu; affermando di voler
procedere nei loro confronti. La Corte Penale Internazionale ha però respinto l’eccezione
di inammissibilità sollevata dal Kenya, non rinvenendo dati concreti riguardo ad una
effettiva volontà di procedere nei loro confronti.
D. - Questa protesta, secondo
lei, può essere legata ad un discorso di affrancazioni di Paesi Africani, del Kenya,
rispetto all’Occidente?
R. – Assolutamente no. Si tratta semplicemente di un
tentativo del Kenya di tutelare i propri leader. Quindi, si tratta di un passo indietro
rispetto alla volontà manifestata a suo tempo dal Kenya di divenire parte dello statuto
della Corte e quindi di assoggettarsi alla giurisdizione della Corte nel caso in cui
i propri tribunali non fossero in grado, oppure non vi fosse un’effettiva volontà
di procedere nei confronti di individui accusati di crimini commessi sul territorio
del Kenya, o da cittadini kenioti.