Mons. Paglia: le famiglie, da bambini agli anziani, condividano la preghiera di pace
del Papa
In vista della Veglia per la pace in Siria, l’arcivescovo Vincenzo Paglia,
nella sua veste di capo del dicastero vaticano per la Famiglia, ha inviato una lettera
alle famiglie cristiane invitandole a condividere, dai bambini fino agli anziani,
la preghiera e il digiuno chiesti da Papa Francesco. Al microfono di Xavier Sartre,
il presule spiega il perché:
R. - Credo sia
importante che l’appello per la pace lanciato da Papa Francesco raggiunga le famiglie
del mondo, perché le famiglie sono il luogo da cui si origina la vita, la pace, la
solidarietà e la fraternità. Di fronte alle tragedie della guerra - a partire dal
conflitto che noi viviamo in Siria - è importante che tutti in qualche modo si coinvolgano.
Per i credenti, per le famiglie cristiane, rivolgere a Dio la preghiera significa
toccare uno dei timoni della storia, perché la preghiera cambia la storia: la preghiera
insistente presso il Signore incide in profondità negli eventi storici. E anche il
gesto del digiuno porta a comprendere che se non c’è un cambiamento, se non c’è un
blocco rispetto alla corsa alla soddisfazione, a qualsiasi soddisfazione individuale
e collettiva, è difficile che la pace venga. A mio avviso, radunare attorno al tavolo,
in quel giorno, anziani e bambini, giovani e adulti, in digiuno per la guerra e in
preghiera perché venga evitata o le altre vengano bloccate, io credo sia un grande
segno di civiltà, oltre che di fede. E aggiungevo che sarebbe bene chiamare anche
i propri anziani, perché probabilmente molto di loro hanno visto con i loro occhi
i drammi della guerra e raccontare questi drammi ai bambini è, forse, la lezione più
grande che gli adulti e gli anziani oggi possono dare ai loro figli sul futuro del
Pianeta.
D. - E’ così importante parlare della guerra ai bambini?
R.
- Assolutamente. Anche perché, purtroppo, i nostri telegiornali e i nostri quotidiani
sono pieni non solo di parole di guerra, ma anche di immagini. Che i bambini si rendano
conto che ci sono milioni di loro coetanei che sono stroncati o fisicamente o nelle
loro speranze dalla violenza della guerra, io credo che sia una grande saggezza trovare
le parole per spiegarlo. E probabilmente, mentre noi adulti lo spieghiamo ai bambini,
cresce anche in noi la coscienza che questa tragedia non può e non deve più abbattersi
su nessun popolo.